Buone vacanze!
blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli
Cosa c'è di più romantico di un pianoforte a coda suonato sotto le stelle in una presumibilmente calda serata d'estate? Francesco Libetta, pianista salentino di fama internazionale, dopo i successi del "suo" Miami Festival leccese proverà a farci sognare con un raffinato repertorio legato ai compositori pugliesi della celeberrima settecentesca Scuola napoletana. L'appuntamento è per questa sera nel Castello Svevo di Bari (alle 21.00. Box Office presso i negozi Feltrinelli Libri& Musica - infotel. 080.5240464 e Centromusica - infotel. 080.5588049). Da non perdere.
Questa sera alle ore 20.00 nell’ambito del Festival della Valle d’Itria il prof. Corrado Roselli del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari nel Chiostro di Sant’Antonio a Martina Franca illustrerà, attraverso una ricca relazione (condita da preziosi ascolti ed immagini), la biografia della grande violinista martinese Gioconda De Vito, di cui ricorre proprio quest’anno il centenario della nascita. Dopo Cremona e Bari, è giunto dunque finalmente il momento anche per Martina e il suo prestigioso Festival di ricordare la celebre artista amata da Toscanini e Furtwangler. Il prossimo 29 luglio (Palazzo Ducale, alle 21) ci sarà poi l’atteso concerto sinfonico a lei espressamente dedicato dall’Orchestra Internazionale d’Italia diretta da Massimiliano Caldi, con solista la giovane violinista Fanny Clamagirand. Infotel: 080.4805100.
Se Lucerna possiede il festival di musica classica più importante al mondo e Salisburgo, nonostante qualche defaillance negli anni successivi alla mitica "Era Karajan" continua a rappresentare, oltre che la patria del Genio per antonomasia (Mozart, naturalmente), la meta estiva sognata da tutti i melomani ed appassionati di musica, Bayreuth con il suo storico festival è invece l'isola felice, con la sua mitica Festspielhaus dei wagneriani o di chi volesse diventare tale.
“Achille in Sciro fu rappresentato per 14 sere di seguito. Da allora il (San Carlo) grandioso teatro napoletano entrava di prepotenza nella storia dell’opera europea, e sarebbe dovuto entrare nella stessa storia anche il tranese Domenico Sarro: invece questi fu presto dimenticato dopo la morte, sette anni dopo la magica inaugurazione, e questo oblìo è surato fino al presente, meritorio recupero da parte del Festival di Martina Franca”. Così conclude il suo saggio sull’Achille in Sciro di Sarro il noto musicologo barese Dinko Fabris. Saggio di particolare interesse che apre il sostanzioso volume del programma generale della 33esima edizione del Festival della Valle d’Itria. Festival che si è per l’appunto inaugurato ieri sera proprio con l’opera che diede un luminoso incipit alla storia di un grande, grandissimo teatro come il San Carlo di Napoli. Va subito detto che l’Achille in Sciro del “dimenticato” Domenico Sarro si è rivelato al primo ascolto, almeno in tempi moderni dopo un colpevole oblio di 170 anni, una piacevolissima sorpresa. L'omonimo libretto del grande Metastasio era già stato musicato una volta: l’anno prima a Vienna dal compositore veneziano Antonio Caldara. Ispirata da pura fantasia l’opera metastasiana che si volge interamente all’interno della reggia di Licomede nell’isola di Sciro, racconta i tormenti di Achille, l’eroe dell’antica Grecia, che per sfuggire al triste destino di guerriero, viene obbligato dal padre a rifugiarsi, travestito da donna, nell’isola di Sciro. Ed è proprio in quest’isola, mentre sboccia l’amore tra l’eroe e la principessa Deidamia, che Achille viene riconosciuto dall’astuto Ulisse, nonostante il travestimento, ed invitato a guidare gli eserciti nella guerra contro Troia. Una storia che si sviluppa fra sentimenti privati e gloria militare con il classico lieto fine dell’opera seria tardo barocca. A Martina Franca l’allestimento all’interno del bellissimo Palazzo Ducale è firmato da Davide Livermore su scene di Santi Centineo e costumi dello stesso Centineo e Fabio Ceresa. La direzione musicale è affidata a Federico Maria Sardelli (in foto), specialista del Barocco italiano (tra i migliori direttori vivaldiani in circolazione), alla guida dell’ottima Orchestra Internazionale d’Italia. Interpreti: Marcello Nardis (Licomede), Gabriella Martellacci (Achille), Maria Laura Martorana (Deidamia), Francisco Ruben Brito (Ulisse), Massimilano Arizzi (Teagene), Eufemia Tufano (Nearco), Dolores Carlucci (Arcade). Il Coro Slovacco di Bratislava è preparato dal M° Pavol Procházka. Si era detto alla vigilia dell’esecuzione che le peculiarità più intriganti dell’Achille in Sciro di Sarro (del quale gli stessi concittadini tranesi hanno poca memoria, se si eccettuano una strada e una meritoria associazione a lui intitolate: troppo poco davvero!) fossero i grandi recitativi accompagnati dei protagonisti e l’inserimento di importanti parti corali. Onestamente, debbo dire, che dei recitativi accompagnati, già questa mattina ho perso un po’ il ricordo, mentre i pur smaglianti interventi corali dell’eccellente Coro di Bratislava sono stati francamente meno corposi di quelli che mi aspettavo, prima di leggere il libretto. L’opera che ha dunque soprattutto nei recitativi e nelle lunghe arie con il da capo, che si succedono con intrigante continuità, i suoi punti di forza si fa seguire con estremo interesse. La musica di Sarro risente indubbiamente di quella a lui precedente. E non esiterei ad individuare, oltre che nel suo Maestro e zio, Francesco Durante, anche in Vivaldi, Caldara ed Haendel, alcuni dei modelli ispiratori. Le lunghe e davvero raffinate, per la maggior parte almeno, arie che si sono succedute nei tre atti dell’opera (per una durata che ha sfiorato le 3 ore e venti di musica) si son fatte apprezzare anche grazie alla superba cura nella concertazione offerta dal bravissimo Federico Maria Sardelli, capace di padroneggiare perfettamente le sottili dinamiche della partitura e di insinuare - impresa non da poco - nella “moderna” Orchestra Internazionale d’Italia sublime leggerezza e urgenza ritmica, tipiche degli ensemble barocchi più aggiornati. Tra i cantanti di un cast ben assortito, spiccava l’eccellente vocalità e presenza scenica di Maria Laura Martorana (nel difficilissimo ruolo di Deidamia), che ho personalmente trovato assai maturata rispetto all’incerta “Proserpine” paisielliana del debutto martinese (2003); credibile in scena e vocalmente sicura nel ruolo di Achille anche Gabriella Martellacci. Entrambe godono nell’opera di Sarro di alcune pagine di assoluto pregio musicale, oltre che virtuosistico. Di discreto livello le prove di Marcello Nardis (Licomede), Ruben Brito (Ulisse), Eufemia Tufano (Nearco) e Dolores Carlucci (Arcade). Non particolarmente brillante invece, a fronte – va detto - di una tessitura anch'essa di ardua e, a tratti, mostruosa agilità nel registro acuto, la prova del sopranista Massimilano Arizzi (Teagene) in quello che fu proprio nel 1737 al San Carlo il ruolo del celebre castrato Mariano Niccolini, detto il Marianino. Cosa dire della regia di Davide Livermore, in tandem con il fido scenografo e costumista Santi Centineo? Sposta con naturalezza l’azione scenica dalla mitologia greca originaria agli anni Trenta del Novecento, ma soprattutto con pochi mezzi scenici reali a disposizione: una piattaforma-palco in pendenza, collocata su fluorescenti tubolari “marini” e un divertente gioco virtuale di linee geometriche, disegni di navi, figure guerresche, attraverso un proiettore di luci laser puntato sulle addormentate finestre del Palazzo Ducale. Ebbene, Livermore e Centineo (insieme a Ceresa per i costumi) con così poco, riescono a costruire una regia di minimale, essenziale efficacia narrativa; e dove il cantante-regista torinese si fa talora prender la mano, come spesso gli capita anche in altre ben più provocatorie regie di questa (penso a quella insuperata data a Bari del Barbiere di Siviglia di Rossini, in "salsa" almodovariana), e mette sul più bello i personaggi dell'opera a ballare… Qualche timido “buuu” e rari fischiettini (in verità più di sbarazzina approvazione che d'immeritata contestazione) son venuti fuori alla fine per Livermore, mentre applausi scroscianti hanno salutato le prove degli interpreti, Martorana e Sardelli in testa. Si replica solo sabato alla stessa ora, mentre domenica prossima, sempre a Martina Franca, c’è già febbrile attesa per la Salomé di Richard Strauss nella praticamente sconosciuta versione in lingua francese. Da non perdere.
"INCANTO D'ESTATE - L'OPERA CHE NON SI DA' ARIE", è il titolo del concerto che si terrà, venerdì 27 luglio (alle 21), sul piazzale antistante la Cattedrale di Trani, promosso dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, Comitato della Puglia. Il concerto sarà presentato dal noto regista e conduttore televisivo Michele Mirabella e impreziosito dalle esibizioni di cantanti lirici del calibro di Teresa Di Bari, Aldo Caputo (nella foto), Miroslava Yordanova e Mauro Bonfanti. L'Orchestra Filarmonica "Umberto Giordano", sarà diretta dal Maestro Fabrizio Maria Carminati. Info: Sede Airc - Puglia 080.521.87.02 oppure sul website http://www.coratolive.it/incanto
Dopo il grande successo invernale, torna Jazz & Dintorni, nove appuntamenti che da oggi e sino al 31 agosto animeranno l’estate monopolitana con cabaret, musica jazz, cubana, pizziche e tarante dal mondo. La rassegna ideata e pensata da Marina Lanave e Leonardo Amoruso sarà ospitata nella suggestiva location della Masseria Fortificata Spina a Monopoli (Bari). Negli ambienti del XVI secolo. Si parte oggi, 19 luglio, con il Davide Santorsola Trio, special guest saranno Nicola Stilo (flauto) e la vocalist Cinzia Eramo (nella foto). Venerdì 20 luglio il periodico indipendente Testi&Umori, diretto dall'amico Raimondo Cucciolla, presenta Cabaret d’Autore con il poliedrico Roberto Sassetti, comico, attore e cabarettista. Il 21 luglio protagoniste saranno le calde e avvolgenti note caraibiche: boleros, sones, cha cha cha, baladas, guarachas inediti e cover degli autori più conosciuti della Musica Cubana, per Romance Santiaguero, Musica Tradizionale Cubana con Juan Miguel Queipo - Prima Voce e Percussioni, Alejandro Morcate - Seconda Voce e Chitarra, Monchi Carbonell - Chitarra Tres e Voce, Diosvany Hernandez Marino -Tromba e Voce. Romance Santiaguero ha presentato la sua musica in diversi festival di livello internazionale. Inizio alle 22.00. Ingresso € 15, € 12 (per i soci). Infotel: 080.802396 – 339.3122960.
Domenica 22 luglio ore 20.45- Chiostro S.Chiara - Mola di Bari FRANCESCO CAFISO (sax) - RICCARDO ARRIGHINI (piano). Si tratta indubbiamente di uno dei talenti più precoci nella storia del jazz mondiale: già a nove anni, infatti, matura esperienze con musicisti di fama internazionale, dimostrando un’incredibile musicalità ed una sorprendente capacità d’improvvisazione. Poco più che adolescente Francesco Cafiso (nella foto) ha ricevuto dalla nota rivista giapponese di musica jazz Swing Journal il NEW STAR AWARD, premio riservato ai talenti internazionali emergenti . Subito dopo è stato votato come migliore nuovo talento italiano da una nota rivista Musica Jazz. E' ospite dei più importanti festival jazz del mondo. Al suo fianco il pianista toscano Riccardo Arrighini che, parallelamente alla sua autonoma attività artistica e didattica, dal 2003 ha instaurato con Cafiso un’ottima intesa professionale ed artistica sfociata nell’incisione del doppio cd “Tributo a Michel Petrucciani” (premiato dal prestigioso mensile americano Downbeat), del cd “Cafiso qtet & string” e del cd “Happy Time”. Info: http://www.francescocafiso.com/
Sarà l’Auditorium del Parco culturale dell’Istituto Di Cagno Abbrescia, in corso Alcide De Gasperi 320 a Bari, ad ospitare il prossimo concerto dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari, diretto dal maestro Nicola Paszkowski (nella foto), che si svolgerà domani 14 luglio alle ore 21.00 (biglietti saranno in vendita la sera del concerto presso l’Istituto Di Cagno Abbrescia. Info: 080.5412302 – 291. Lun. – Ven.: ore 8.30 – 14. Mar.: ore 15 – 18). La serata si apre con l’esecuzione della celebre “Scheherazade”, suite sinfonica op. 35 di Nicolai Rimsky Korsakov (1844 – 1908). Immediatamente successiva al Capriccio Spagnolo, questa suite fu composta tra il febbraio e il luglio del 1888 e venne eseguita per la prima volta a San Pietroburgo un anno più tardi. Opera decisamente tra le più popolari del suo autore, Scheherazade è sicuramente uno dei maggiori affreschi “orientali” di tutta la musica del XIX secolo e trae la sua ispirazione da alcuni dei racconti de “Le mille e una notte”. Sarà poi la volta della “Marcia ungherese” di Hector Berlioz (1803 – 1869). Nota anche come “Marcia di Rakoczy”, questa pagina viene normalmente attribuita tanto a Liszt, quanto a Berlioz, sebbene in realtà sia di origine incerta, almeno per quanto concerne la sua prima stesura. La composizione porta il nome di Ferenc II Rakoczy, il principe che guidò la rivoluzione ungherese fra il 1703 e il 1711. Secondo Bela Bartok, che ebbe a studiarla approfonditamente, i suoi caratteri indurrebbero a pensare che sia stata composta durante le campagne napoleoniche sulla base di antiche melodie attribuibili al violinista zigano Mihaly Barna, cameriere del principe Rakoczy. Sta di fatto che, nel 1809, la melodia di questa marcia fu impiegata dal reggimento Esterhazy durante la guerra contro Napoleone e fu quindi “ribattezzata” in omaggio al principe. Poi, rimase negletta sino al 1838, quando Franz Liszt prese ad eseguirla in concerto sino a farla diventare parte integrante della sua Rapsodia n. 15. La sua definitiva celebrità si deve però ad Hector Berlioz che, dopo averla trascritta per orchestra nel 1846, la utilizzò nel suo “La dannazione di Faust”, ambientando parte della narrazione in Ungheria, pur di giustificarne l'impiego.
Trani è certamente una delle più belle città pugliesi (e non solo), dotata di scorci paesaggistici mozzafiato e un mare azzurro che magicamente l’abbraccia. In questi ultimi giorni la sua visibilità turistica (persino internazionale) è salita poi oltremodo per aver ospitato nel giro di appena 24 ore due prestigiosi eventi, come il concerto dell’Orchestra Synphonica Toscanini diretta dal celebre maestro Lorin Maazel all’interno della stupenda Cattedrale romanica (nella foto) che maestosa si erge sul caratteristico porto turistico, e un recital - altrettanto strepitoso - della celebre cantante tedesca Ute Lemper, accompagnata dall’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari diretta da Gregorio Goffredo. C’erano circa tremila persone in delirio ieri sera sul sagrato della Cattedrale tranese per la mitica Ute, che ha sciorinato - da autentico “animale da palcoscenico” qual è - il suo consueto repertorio, tra cabaret e musical, con straordinaria, finissima classe vocale. Emozionante anche solo vederla raccontare, scherzare e ballare, fasciata in splendidi abiti, per rimanerne ammaliati, di più, direi abbagliati. Non vi avevo anticipato nulla nei giorni scorsi del concerto di Lorin Maazel e me ne scuso, in quanto non avevo ricevuto direttamente né comunicati, né tanto meno inviti dall’amministrazione comunale tranese. Ho letto invece sui quotidiani locali “garbate” polemiche sul costo del biglietto per assistere al concerto del celebre direttore franco-americano: la bellezza di 100 euro a…“cranio”. In effetti, nel contesto abbastanza provinciale in cui operiamo noi giornalisti e critici musicali fa sempre notizia che per un concerto, per giunta all’interno di un luogo di culto (un sacrilegio: possibile che il Vescovo abbia acconsentito?), si paghi una tale cifra per l’acquisto di un biglietto. L’onorevole di Forza Italia Gabriella Carlucci, che ha promosso in collaborazione con il Comune l’iniziativa, ha replicato in una recente conferenza stampa, sostenendo che il costo complessivo del concerto sia stato di 120 mila euro, ergo…i biglietti salati servivano a recuperare, almeno in parte, tale notevole esborso. Al Festival di Salisburgo o al Festival di Lucerna, cari amici, il costo dei biglietti per un concerto si attesta mediamente, almeno per i posti in platea, intorno ai 220-270 euro. Ma lì si va per ascoltare i Wiener e i Berliner Philarmoniker diretti da Claudio Abbado o da Sir Simon Rattle, la Chicago Symphony e la Concertgebouw di Amsterdam con Daniel Barenboim e Bernard Haitink; parliamo dunque di autentiche “corazzate sonore” di livello mondiale, non certo di buone orchestre giovanili, come la Symphonica Toscanini che ha suonato a Trani diretta pur da un grande vegliardo come Lorin Maazel. Il concerto è stato tra l’altro trasmesso lodevolmente in diretta via satellite dal canale 925 di Studio 100 Tv Sat (piattaforma SKY) e l’ho, almeno in parte, potuto seguire da casa. Un’iniziativa, quella delle dirette televisive, che sarebbe auspicabile si ripetesse più spesso, trasmettendo anche opere liriche da teatri italiani ed esteri, visto il sempre più vergognoso menefreghismo di Mamma Rai nei confronti della Musica (non parliamo naturalmente delle rassegne canzonettistiche, perchè quelle, soprattutto d’estate, non mancano di certo) e della Cultura. Il Canale Classica di SKY, per esempio, che è una gradita eccezione in questo squallido panorama televisivo, sarebbe il caso che fosse visibile gratuitamente almeno per i cosiddetti “abbonati a due pacchetti”. Questo però non accade. Mentre il colosso televisivo del magnate Rupert Murdoch consente, d'altro canto, di gustare tranquillamente in chiaro tutti i canali di musica commerciale ( da MTV a Match Music). Insomma, siamo di fronte alla solita becera discriminazione tra musica classica e lirica da un lato e la leggera-pop-rock dall’altro. Se vuoi vedere “Classica” te la devi pagare, altrimenti goditi Mtv, Match Music, Radio Tv D-Jay eccetera, eccetera. Vi spiegate allora perché rockstar del calibro di Zucchero Fornaciari, Luciano Ligabue e Vasco Rossi richiamano platee estive di oltre sessanta mila spettatori e invece per la classica e la lirica, siamo lì a cercare con il lanternino un giovane musicofilo, tra intere e malinconiche file di anziani, o comunque “Over 50”, se tutto va bene. Per carità, non è mia intenzione polemizzare con i canali privati di musica di intrattenimento, pop, rock, disco, hip hop e...quant’altro.
Aspettando la riapertura del Teatro Petruzzelli già fissata – facendo i debiti scongiuri del caso - il 6 dicembre 2008, la Fondazione omonima ha presentato ieri mattina nell’aula consiliare del Comune di Bari la nuova stagione 2007-08. Un cartellone, che come ha giustamente ricordato all’inizio della conferenza stampa il sindaco e presidente della Fondazione Petruzzelli Michele Emiliano serve “a frenare l’impazienza dell’attesa”. All’incontro di ieri c’erano oltre al sindaco, il sovrintendente Giandomenico Vaccari, l’assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, Silvia Godelli e il vicepresidente della Provincia e della Fondazione Onofrio Sisto. Chi scrive è rimasto subito sorpreso, scorrendo l’elegante programma generale offerto alla stampa, dal titolo inaugurale della stagione lirica: la Messa da Requiem di Verdi (27 e 29 novembre 2007), che sarà diretta da Renato Palumbo. Meraviglioso capolavoro sacro in salsa “laica”, niente da dire, ma che non mi pare possa essere considerato un’opera a tutti gli effetti, come invece ha sottolineato Vaccari. Saranno pure dispute “musicologiche” abbastanza sterili, tant’è che la vera inaugurazione della stagione operistica sarà invece, almeno per quanto mi riguarda, con il “Falstaff”, la celebre commedia shakespeariana musicata nel 1893 da Verdi su libretto di Arrigo Boito, Estremo, geniale, sorprendente tassello finale della luminosa carriera del grande compositore di Busseto. L’opera che andrà in scena il 15-18-20 gennaio 2008 si avvarrà tra l’altro della regia di Roberto De Simone (un atteso ritorno a Bari, dopo l’esperienza controversa di qualche anno fa come direttore artistico dell’Ico di Bari) con la direzione di Sebastian Lang-Lessing e il grande basso Ruggero Raimondi nelle vesti del protagonista. A seguire torna al teatro Piccinni, a distanza peraltro di appena un paio d’anni, un nuovo allestimento della “Madama Butterfly” di Puccini con la regia di Daniele Abbado e la direzione di Daniel Oren (13-15-17 febbraio 2008). In aprile (2-4-6) poi per la prima volta a Bari verrà eseguito “Il Giro di vite” (The turn of the screw) di Benjamin Britten con la direzione di Jonathan Webb e la regia di Lorenzo Mariani e la “Clemenza di Tito” di Mozart, che sarà diretta da Michael Güttler, con la regia di Walter Pagliaro. A chiudere la bella stagione operistica della Fondazione barese, ci sarà poi un’autentica sorpresa, dopo 32 anni di incredibile quanto inutile attesa: un’opera di Richard Wagner, anche se in forma di concerto. Si tratta de “L’Oro del Reno”, prologo della somma Tetralogia de l’Anello del Nibelungo del Maestro di Lipsia, che prelude evidentemente, quando si sarà tornati al Petruzzelli, ad un suo logico e degno completamento con le restanti tre giornate, al quale mi risulta Vaccari (e non solo lui) tenga giustamente moltissimo. L’Oro del Reno sarà diretto dal maestro tedesco Stefan Anton Reck, già protagonista un paio di stagioni fa, come qualcuno ricorderà, di un’apprezzabile lettura dell’“Enfant et les sortileges” di Ravel e del “The Flood” di Stravinskij. La stagione però non si chiude in effetti qui. Perché superata la pausa estiva si ricollegherà idealmente nel novembre 2008 (e quindi ad appena poche settimane dalla storica riapertura del nostro amato Teatro) con un allestimento della Bohème di Puccini (di cui peraltro non sono ancora noti direttore e regista). In questa stagione di avvicinamento al Petruzzelli non mancherà poi la danza con due soli appuntamenti: Balletto Preljocaj e la Venice Baroque Orchestra diretta da Andrea Marcon con le Quattro Stagioni di Vivaldi e l’Eifman Theatre di San Pietroburgo con “Anna Karenina” uno spettacolo, creato nel 2005 e che ha attraversato con successo l’Europa proprio lo scorso anno. Quello che balza subito agli occhi è poi la corposa stagione sinfonica e cameristica che la Fondazione Petruzzelli ha programmato per l’anno a venire. Oltre infatti agli appuntamenti già noti, come quello attesissimo con la Filarmonica d’Israele e Zubin Mehta tra meno di due mesi in Fiera (in programma la Settima Sinfonia di Gustav Mahler: eseguita due giorni prima dagli stessi interpreti alla Scala di Milano) e quelli prestigiosi con la Filarmonica di Lussemburgo diretta da Krivine e Krystian Zimerman, ci saranno naturalmente i concerti dell’Orchestra della Provincia con bacchette del calibro di Renato Palumbo, Fabio Mastrangelo, Günter Neuhold e il nostro promettente Giuseppe La Malfa (quest’ultimo costituirà peraltro un significativo omaggio in memoria delle vittime del lavoro). Per tutte le altre iniziative collaterali (mostre, presentazioni, concerti) vi ragguaglierò nei prossimi mesi. Per adesso vi rimando al sito della Fondazione Petruzzelli, dove potrete trovare tutte le informazioni che desiderate, oltre ai dettagli pratici per gli abbonamenti e/o l’accesso ai singoli spettacoli. Per concludere non resta che unirsi tutti all’ “impaziente attesa” di Michele Emiliano, Giandomenico Vaccari, Onofrio Sisto e Silvia Godelli e di tutti i baresi che amano la grande musica per la prossima riapertura del Teatro Petruzzelli. Un’attesa che sarà costellata di eventi, sorprese, ritorni, ma che soprattutto è giusto che appartenga e sia sentita da tutta la cittadinanza barese, come ha perfettamente sottolineato il sindaco. Due notazioni finali: finalmente la Banca Popolare di Bari è scesa in campo per sostenere con un iniziale appoggio “esterno” la Fondazione. Si spera che ciò preluda con il ritorno al Petruzzelli ad un impegno realmente concreto anche all’interno del futuro Consiglio di amministrazione, come partecipante effettivo della Fondazione. A Milano, Firenze, Torino, Roma non mi pare che manchino i sostegni di importanti gruppi bancari e assicurativi. Tornare al Petruzzelli dopo 17 anni, se tutto andrà come deve andare, significherà anche assumersi nuove e più gravose responsabilità economiche e finanziarie di quelle attuali, anche in termini di stabilizzazioni e assunzioni di personale artistico, tecnico e amministrativo. Riempire un teatro da 2000 posti e non da 500 (come l’attuale capienza del Piccinni prevede), non sarà cosa facile. Come non sarà per nulla agevole creare un grande pubblico di giovani che corra al Petruzzelli per ascoltare (soltanto) concerti e opere liriche. Ecco perché bisognerà alimentare il profilo didattico e divulgativo attraverso le scuole, implementando la possibilità degli studenti universitari, delle scuole e dei conservatori interessati ad accedere non solo alla prova generale, ma anche (e gratuitamente) al cosiddetto “work in progress” degli allestimenti operistici e delle prove dei concerti. Per esperienza personale posso dirvi che seguire dal vivo una buona prova d’orchestra con un bravo direttore equivale, spesso e volentieri, ad assistere ad un concerto. A questo punto, non resta che darsi tutti da fare.
Un altro evento dopo il concerto di Philip Glass a Castel del Monte, caratterizzerà nei prossimi giorni il Primitivo Festival, organizzato con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Bari. Si tratta dell’esibizione presso la meravigliosa Cattedrale romanica di Trani (mercoledì 11 luglio, alle ore 21 ingresso libero) sino ad esaurimento posti) di una delle più apprezzate ed amate voci femminili del pianeta, la splendida cantante tedesca Ute Lemper, che per l’occasione sarà accompagnata dall’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari diretta da Gregorio Goffredo. Un concerto molto atteso e di cui si ebbe notizia sin dallo scorso anno, quando fu presentata la stagione concertistica della Sinfonica barese. Questa mattina Ute Lemper ha incontrato la stampa, accompagnata dall’Assessore della Provincia di Bari Vittorino Curci e dal giornalista Michele Casella, nell’Auditorium dell’Istituto Di Cagno Abbrescia di Bari, dove sono in corso di svolgimento le prove del concerto. Cantante di straordinaria levatura tecnica, la quarantatreenne artista tedesca, vera e propria icona della musica dei nostri giorni, è sembrata subito persona semplice, alla mano e di rara comunicativa, rispondendo in inglese – e sempre con estrema serenità - alle numerose domande che gli hanno rivolto i giornalisti presenti. A chi per esempio gli ha chiesto quanto sentisse di assomigliare alla mitica Marlene Dietrich, come certa stampa specializzata sostiene da tempo, lei ha risposto con un laconico “Non sono, né mi sento una star del cinema. Amo la musica e mi dedico soprattutto a lei. D’altro canto, sono nata in un periodo storico davvero delicato per il mio paese, che ha attraversato in questi ultimi decenni anni situazioni notoriamente difficili dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla successiva Guerra fredda e infine alla sensazionale caduta del Muro di Berlino.” Le ho chiesto se non le sarebbe piaciuto da bambina diventare una cantante lirica, considerata la sua incredibile musicalità e un virtuosismo vocale di prim’ordine. “No, amo troppo il repertorio al quale mi sono legata nel tempo. Non potrei essere vincolata ad una struttura, ad una partitura, ad una pagina scritta insomma, e non lavorarci sopra liberamente, magari improvvisando. Forse se qualcuno scrivesse un’opera contemporanea su misura per me, potrei ripensarci (sorride).” A rileggere la biografia dell’artista tedesca c’è da restare davvero sorpresi. La Lemper ha infatti incontrato artisti e musicisti di levatura internazionale sin da ragazzina, favorita dal suo cantare nei jazz club sin dalla tenera età di 15 anni. Si inserisce poi nella Panama Drive Band, una formazione punk nella quale diventa cantante solista. Nei quattro anni seguenti non si è certo accontentata delle esperienze già fatte: canta, balla, impara a recitare, prima a Stoccarda e poi a Vienna. Nel 1983 il primo grande incontro della sua vita. Ha solo vent’anni e fa un’audizione con il compositore di celeberrimi musicals (Il fantasma dell’opera, su tutti!) Sir Andrew Lloyd Webber. Dopo averla sentita cantare Webber la chiama a prender parte alla produzione viennese di uno dei suoi musical più famosi, Cats. Dopo il clamoroso successo riportato a Vienna seguiranno in breve tempo Peter Pan e Cabaret a Berlino nel 1986 con il geniale regista Jerome Savary. Ed è qui che esplode davvero la popolarità di Ute e si propaga nei cinque continenti, attraverso i suoi numerosi recital e i dischi dedicati al repertorio di Kurt Weill, ai musical e al jazz, di cui sicuramente darà un significativo saggio nel concerto di mercoledì a Trani. Come si può notare sono più di vent’anni che la Lemper è un’artista sulla cresta dell’onda, eppure non si…vedono, tanto è rimasta così giovanile e affascinante nell’aspetto. “Adesso ho un po’ ridotto gli impegni, anche perché devo dedicarmi di più alla famiglia. Ho tre figli e non è assolutamente facile stargli dietro. Soprattutto con tutto quello che i nostri ragazzi guardano in televisione. Devo vigilare…” Il nuovo disco? “Uscirà in autunno e si chiamerà Between yesterday and tomorrow, un compact disc con canzoni tutte rigorosamente scritte da me”. In bocca al lupo Ute!
"Quando ormai sembrava che le “Notti di Stelle” edizione 2007 scomparissero in un cielo buio, la Camerata Musicale Barese con una impennata degna delle migliori imprese è riuscita a salvarle con l’aiuto del Comune e della Provincia. Era già accaduto altre volte, ma quest’anno la Camerata ha recuperato anche il mese di luglio e non più settembre, tornando alle origini di 22 anni fa, non più sul Sagrato della Basilica di San Nicola per le difficoltà poste dai Padri Domenicani, ma in Piazza della Pace presso la Mongolfiera di Japigia. Tre gli appuntamenti in programma il 24, 25 e 26 luglio. I protagonisti saranno tre grandi astri del jazz internazionale, Ron Carter (nella foto), Johnny Griffin e l’”African Rythms Trio” di Randy Weston. Ad inaugurare il prossimo 24 luglio la XXIII rassegna, divenuta un classico appuntamento dell’estate jazz italiana, sarà Ron Carter, una autentica star del contrabbasso, esponente del jazz moderno, il cui nome è legato allo storico mitico quintetto targato Miles Davis e datato anni ’80. Il 25 luglio sarà di scena Johnny Griffin, sax campione del “bop duro”. Il concerto di Griffin sarà un omaggio alla memoria di un grande jazzista del passato scomparso 40 anni fa, John Coltrane. Chiuderà il 26 luglio l’”African Rythms Trio” del pianista Randy Weston, tanto longevo, 81 anni, quanto vivace, energico e avvincente personaggio della musica afro-americana: siamo nel cuore originale del jazz. Come si può vedere sono tutti illustri nomi del panorama jazzistico d’oltre oceano, notissimi anche da questa parte dell’atlantico. “Notti di Stelle” beneficia anche del patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e della Fondazione “Cassa di Risparmio di Puglia”. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi presso gli uffici della Camerata, Via Sparano 141 - Bari. Infotel: 080.5211908.
“Sono rientrati a Palermo nella notte di mercoledì 4 luglio, dopo oltre venti giorni di attività in Giappone, i componenti del Teatro Massimo (più di 210 fra orchestra coro, corpo di ballo, personale amministrativo, tecnico e maestranze) coinvolti nella prima tournèe in Giappone del Teatro Massimo, che è stata anche la prima dal 1972. Ad ospitare le attività del teatro palermitano la modernissima Biwako Hall di Otsu, bella località sul lago Biwa poco distante dalla antica capitale Kyoto e la Orchard Hall del Bunkamura Centre di Tokyo. La tournèe del Teatro Massimo in Giappone si è svolta in collaborazione con il gruppo editoriale giapponese The Asahi Shimbun. In scena si sono alternati il dittico Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggiero Leoncavallo, che ha debuttato nell’aprile scorso con la regia di Lorenzo Mariani, le scene e i costumi di Maurizio Balò (23 giugno Ostu; 26 giugno, 1 e 3 luglio Tokyo). I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi rappresentati per la prima volta in Giappone con il sontuoso allestimento che inaugurò la Stagione 2004 / 2005 con la regia di Nicolas Joël, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino (24 giugno Ostu; 30 giugno, 2 luglio Tokyo) e anche un concerto lirico-sinfonico il 27 giugno a Tokyo. Sul podio Maurizio Arena (dittico) e Stefano Ranzani (Vespri e concerto). Protagonisti vocali per Cavalleria Rusticana Mariana Pentcheva (Santuzza), Sonia Zaramella (Lola), Francesco Anile (Turiddu rivelazione della tournée), Alberto Mastromarino (Alfio), Maria José Trullu (Lucia). Per Pagliacci invece Susanna Branchini (Nedda), Piero Giuliacci (Canio, al quale sono andati gli applausi più calorosi del commosso pubblico nipponico), Amedeo Moretti (Peppe/Arlecchino), Fabio Previati (Silvio). Ancor più calore (oltre venti minuti di applausi al termine di ogni recita) per il debutto dell’opera verdiana “I vespri siciliani”: applausi a scena aperta soprattutto per il basso Orlin Anastassov, interprete della struggente aria “Oh Tu Palermo”, per il tenore Carlo Ventre, il baritono Alexandru Agache, il soprano Amarilli Nizza. Al termine di ogni opera si è sempre formata dinanzi all’ingresso degli artisti una lunghissima fila di spettatori in paziente attesa per gli autografi. Assai emozionante anche il concerto lirico-sinfonico del 27 giugno con l’orchestra e il coro del Teatro diretti magistralmente da Stefano Ranzani, e la partecipazione dei solisti Susanna Branchini (soprano), Monica Minarelli (mezzosoprano), Francesco Anile (tenore), Janez Lotric (tenore), Silvio Zanon (baritono), Francesco Palmieri (basso): lunghissimi appalusi dall’esigente pubblico della capitale giapponese, abituato a continui appuntamenti con i migliori complessi lirici e sinfonici di tutto il mondo. Complessivamente sono stati oltre 16.000 gli spettatori paganti che hanno partecipato alle diverse manifestazioni organizzate dal Teatro Massimo in Giappone. Per loro tanti doni dalla Sicilia: i prodotti di cioccolato dell’Antica Dolceria Bonajuto di Modica, i vini delle Cantine storiche Donnafugata di Marsala, immagini del Teatro e della città, fotografie, materiali promozionali, fra cui originali riproduzioni in miniatura dell'edificio del Basile in gesso e in carta, realizzate dalle maestranze dei laboratori di Brancaccio. Nei camerini grande affiatamento fra le maestranze giunte da Palermo e tecnici giapponesi, parrucchieri e sarti pronti a collaborare con i palermitani. In più angoli dei grandi camerini tavoli con te e caffè per tutti, piccoli snack e prodotti alimentari tipici giapponesi che hanno attirato la curiosità di tutti. "È una grande soddisfazione assistere al successo dei nostri artisti in un paese tanto lontano, sia fisicamente che culturalmente", ha sottolineato Diego Cammarata, sindaco di Palermo e presidente della Fondazione Teatro Massimo presente al debutto – "L'accoglienza del pubblico giapponese ha commosso tutti noi. Qui il Teatro Massimo e Palermo hanno esportato un alto momento di cultura ed uno stile di lavoro che ha entusiasmato anche il severo staff organizzativo giapponese". Il successo ottenuto e l’entusiasmo del gruppo sono alla base di nuovi progetti internazionali del Teatro, che ha già in corso alcuni contatti per una nuova tournée. In sala a Tokyo con il sindaco Diego Cammarata, il vicepresidente Giuseppe Dell’Aira e il sovrintendente Antonio Cognata, c’era l’Ambasciatore italiano Mario Bova, che ha espresso sua contentezza per la prima tournèe in Giappone del Teatro Massimo. “La presenza del Teatro palermitano all’interno della rassegna “Primavera italiana”, testimonia la vitalità e la forza produttiva di questa importante realtà artistica siciliana, e la sua forza comunicativa oltre i confini nazionali”. Mercoledì 26 giugno, presso la sede dell’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo progettato da Gae Aulenti, un incontro con i principali tour operator giapponesi ai quali il sindaco ha descritto le attrattive turistiche e culturali di Palermo, mettendole in relazione con le aspettative del mercato turistico giapponese. La dirigenza del Teatro ha altresì proposto l’ideazione di speciali manifestazioni appositamente ideate per l’esigente pubblico musicale del Sol Levante. L’eco del successo ottenuto dal Teatro Massimo è giunta fino all’invalicabile cortina del Palazzo Imperiale: la principessa Masako, futura imperatrice appassionata di arte occidentale, ha fatto sapere ai vertici del Teatro Massimo per tramite dell’Ambasciata il suo sentito apprezzamento per la eccellente lavoro portato in Giappone, rammaricandosi al contempo di non poter intervenire a sua volta, per l’onere eccessivo delle misure di sicurezza che si sarebbero dovute attuare (con forti disagi per il pubblico e le folle oceaniche che attraversano il vivace quartiere in cui si trova il Teatro).”
L'Ico di Bari non si esibirà più, almeno per il momento, all'Hotel Sheraton di Bari. Qualche settimana fa avevo lanciato da questo blog una sorta di "grido di dolore" sul perchè ci si ostinasse a proporre i concerti della nostra orchestra in quell'albergo (per carità, un'eccellente struttura, ma acusticamente inadeguata per l'esecuzione di musica sinfonica). Stasera l'Orchestra della Provincia di Bari e pare anche per tutto il mese di luglio si esibirà in altri luoghi. Oggi, per esempio, diretta dall'ottimo maestro Vito Paternoster, suonerà all'Istituto Di Cagno Abbrescia (alle 21.00). l'orchestra barese sarà per l'occasione accompagnata dal Coro della Schola Cantorum "Don pietro Giannuzzi, preparato da Vittorio Petruzzi. In programma musiche di Brahms, Mariano Paternoster (giovane compositore, figlio tra l'altro, dello stimato violoncellista e direttore d'orchestra materano), Stanislav Gaijc, Nikos Skalkottas e Bèla Bartòk. Il medesimo concerto sarà poi replicato domani, alla stessa ora ma con ingresso gratuito, nel Chiostro del Sacro Cuore di Bitonto. Info.080.5412302.
Ho ricevuto dalla prestigiosa casa discografica londinese Hyperion un interessantissimo compact disc di musica pianistica della “cosiddetta” Scuola di Vienna (“Sechs kleine klavierstücke” di Schoenberg, la Sonata op. 1 per pianoforte di Alban Berg e le Variazioni per pianoforte op. 27 di Anton Webern) unitamente ad una première discografica del compositore americano George Tsontakis (nella foto) dal titolo “Man of Sorrows” (Uomo dei Dolori) per pianoforte e orchestra (2005). Interpreti d’eccezione il celebre pianista inglese Stephen Hough e la Dallas Symphony Orchestra guidata dalla bacchetta di Andrew Litton. Inizio parlandovi proprio del lavoro di Tsontakis, cinquantaseienne compositore di evidenti origini greche, che in questi ultimi anni è salito alla ribalta della musica contemporanea americana per una serie di accattivanti lavori pianistici e cameristici e l’assegnazione l’anno scorso dell’importante “The Charles Ives Living Award”. L’“Uomo dei Dolori” è un evidente omaggio alla figura di Gesù, al suo percorso esistenziale, alla sua Passione e alla sua Resurrezione. Una sorta di imponente oratorio religioso in forma di poema sinfonico, diviso in sei movimenti di notevole impatto espressivo ed emozionale. Sin dalle prime battute sembrerebbe un lavoro "costruito" alla maniera di Bernstein (penso alla splendida Seconda sinfonia "Age of Anxiety", dove campeggia un pianoforte con propensioni decisamente solistiche), condito da reminiscenze impressionistiche e da un imprinting di ascendenza bartokiana. Il secondo movimento (Es muss sein(?) – Labyrinthus) mi ha infatti ricordato l’insostenibile tensione della celeberrima “Musica per archi percussioni e celesta” di Bartok. Poi proseguendo nell'ascolto, si ha la sensazione che in Tsontakis prevalga una ricerca più vicina alle poetiche dei giorni nostri. E non si può fare a meno di individuare in Messiaen - da un punto di vista più estetico che stilistico - e in Hindemith - per l'uso insistito della tecnica contrappuntistica - due degli apparenti modelli di riferimento di Tsontakis. Il lavoro è decisamente godibile, soprattutto nei primi tre movimenti, mentre nei restanti tre una certa prolissità tradisce - almeno in parte - la sorprendente bellezza del lavoro. Il pianista Stephen Hough insieme ad Andrew Litton, alla guida di un’eccellente orchestra come la Dallas Symphony, sono perfettamente a loro agio nel ricreare i colori, le sfumature e soprattutto l’esprìt, a tratti misticheggiante, della musica di Tsontakis. Esemplari poi le interpretazioni che il pianista inglese offre dei lapidari lavori pianistici di Schoenberg, Berg e Webern, come dell’intrigante breve “Sarabesque” per piano solo dello stesso Tsontakis.
Il Miami International Piano Festival in Lecce si avvia a vivere le sue due più intense giornate: quelle conclusive. Domani 3 luglio, ultimo concerto pomeridiano (ore 19.00) al Teatro Paisiello di Lecce. Protagonisti saranno gli allievi del Conservatorio di Sainte-Geneviève-de-Bois, borgo parigino dove è sepolto Nureyev, gemellato con il Festival di Miami a Lecce. Il programma musicale dei giovani musicisti francesi Yseult Baumhauer, Florian Bellefin, Pauline Lorieux, Milèna Papadimitriou, accompagnati da Laura Ferulli e Vanessa Sotgiu, prevede l'esecuzione di brani di Glinka, Haydn, Raff. Nella seconda parte del concerto, si potrà assistere al recital di Angelo Arciglione che suonerà Debussy, Berio e Chopin. Alle 21.30, l'appuntamento sarà al Chiostro dell'ex Monastero dei Teatini per una serata all'insegna della grande danza con il Balletto del Sud che porterà in scena “Chopiniana” (o “Les Sylphides”). Lo spettacolo con le coreografie di Fredy Franzutti (nella foto) presenta una elaborazione del noto balletto del coreografo Micael Fokine su musiche del pianista polacco Frederic Chopin. La rivisitazione mantiene il gusto neoromantico dell'idea originale ma la arricchisce di diverse ispirazioni. Il colore bianco scelto per i costumi ricrea l'atmosfera della visione onirica, della cosiddetta “reverie romantique”, che è anche il sottotitolo dello spettacolo. “Le silfidi” e tutti gli “atti in bianco” del balletto classico hanno come comune soggetto la fragilità della figura femminile che chiede pietà e giustizia ma può anche tramutarsi in terribile vendicatrice, anima inquieta, fantasma delle nostre paure. “Chopiniana” prevede l'esecuzione dal vivo dei pianisti Misha Dacic, Ilya Itin e Jorge Luis Prats. Quest'ultimo non è nuovo alle collaborazioni con il balletto: ha avuto, infatti, il privilegio di collaborare con la più grande ballerina cubana, Alicia Alonso. Lo spettacolo vuole celebrare i 100 anni dalla prima rappresentazione di “Les Sylphides” al Teatro Marijnski di San Pietroburgo avvenuta il 23 febbraio del 1907. Nella seconda parte, sarà protagonista Maria Luisa Bene, sorella del compianto Carmelo. La Bene reciterà sonetti, lettere ed elegie tratti dall'universo leopardiano, che rappresenta la letteratura italiana coeva del grande compositore polacco. “Chopiniana”, quindi, vuole essere un omaggio al Romanticismo Europeo nelle sue espressioni di musica, danza e poesia. Info sul website: http://www.nireo.it/