blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

giovedì, maggio 31, 2007

La sonora bocciatura delle orchestre sinfoniche pugliesi

Il Corriere del Mezzogiorno, dorso pugliese del Corriere della Sera, dedica oggi mezza pagina al severo giudizio espresso dalla Commissione Musica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali sulle cosiddette Ico (Istituzioni concertistico-orchestrali) pugliesi di Bari, Lecce e Taranto, già apparso nei giorni scorsi sulle colonne dell'ultimo numero del “Giornale della Musica”. Orchestre pugliesi che sono tristemente collocate agli ultimi posti della graduatoria nazionale delle tredici Ico italiane, stilata dalla commissione; ergo, si direbbe, in una sola parola: BOCCIATE. Nel pezzo del Corriere, a firma dell’amico e collega Francesco Mazzotta, vengono correttamente evidenziati i criteri stabiliti dalla predetta commissione (attualmente presieduta da Salvo Nastasi, da alcuni anni direttore generale dello Spettacolo e componente, almeno sino a poche settimane fa, del CdA della Fondazione Petruzzelli) per stilare la suddetta graduatoria. Criteri che fanno riferimento a “qualità e continuità della programmazione, stabilità dei nuclei orchestrali, un minimo di nove concerti mensili, offerti con cicli in abbonamento e progetti artistici di alto livello articolati sul territorio delle regioni in cui le Ico operano.” L’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari “nonostante la presenza di qualche solista e direttore degni di nota, risente di un progetto artistico non particolarmente interessante”, spiega la commissione, mentre la Ico leccese sarebbe addirittura “ai limiti del regolamento” per mesi e numero di esecuzioni e la collaborazione con la stagione lirica “non può essere presa come pretesto per eludere le norme in materia Ico”. Le cose non cambiano, anzi peggiorano, quando si parla dell’Orchestra della Magna Grecia di Taranto (proprio nei giorni scorsi avevo segnalato su questo blog la sua significativa tournèe negli Emirati Arabi): “assoluta mancanza di progettualità artistica e la presenza dei minimi requisiti per un organico stabile, oltre alla scarsa presenza di pubblico pagante, dimostrazione di risultati non soddisfacenti”. Va detto che l’Orchestra della Magna Grecia non ha ancora provveduto all’assunzione a tempo indeterminato dei suoi professori. Cosa che invece Mazzotta, forse anche per mancanza di spazio, ha omesso di sottolineare è invece che ciò è già da alcuni anni in atto nell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari per almeno una sessantina di musicisti; che anche per questo motivo la "classifica" dell’orchestra barese, a mio parere è un po' troppo severa (è infatti collocata al penultimo posto). Il risultato di questi giudizi della Commissione Musica non comporterà, almeno nell’immediato, una pur minima penalizzazione nell’assegnazione delle attuali risorse loro destinate dal Fondo Unico dello Spettacolo, ma nemmeno l'auspicato e auspicabile incremento. Dal mio personale punto di vista il Corriere fa bene ad evidenziare la severa bocciatura delle tre maggiori orchestre pugliesi e conseguentemente dei loro responsabili, ma avrebbe fatto anche meglio se avesse evidenziato al contempo il contesto sociale, operativo e logistico in cui le tre realtà musicali predette operano ormai da anni. Quando infatti si fa cenno all’Orchestra di Padova e del Veneto o ad altre Ico che veleggiano invece nelle prime posizioni della graduatoria nazionale, andrebbe infatti sottolineata la notevole distanza che ci separa da quelle realtà, sia in termini di risorse finanziarie devolute che in termini più pratici di sbigliettamenti e relativi prezzi dei biglietti applicati. Chiediamoci allora, più semplicemente, dove suonano attualmente le orchestre Ico di Bari, Lecce e Taranto, la capienza dei "loro" teatri, spazi-luoghi, contenitori, dove si esibiscono e confrontiamoli con le strutture che possiedono o comunque utilizzano città come Ancona, Bologna, Parma, Padova e Genova, tanto per citare solo alcune realtà territoriali (più o meno) equivalenti alle nostre tre. Successivamente, per restringere il campo, basterebbe pensare che l’Ico di Bari da ben sedici anni non può disporre dell’ (inagibile) Auditorium “Nino Rota”, oltre che del Teatro Petruzzelli; che inoltre ha potuto utilizzare solo con il contagocce l’unico teatro "musicale" (il Piccinni: con poco più di 500 posti a sedere) disponibile e solo parzialmente adeguato da un punto di vista acustico per i concerti sinfonici. L’orchestra barese, come ho detto e ripetuto un’infinità di volte in questi anni, ha dovuto esibirsi dappertutto, pur di suonare, mantenendo vivo l’interesse per la musica classica e una, va detto ad onor del vero, discreta fetta di pubblico. Hall di alberghi, caserme, palazzetti dello sport, teatritenda sono stati i luoghi deputati a questo scopo, nell’assenza di spazi migliori. Sarebbe allora assai interessante sapere dalla Commissione Cultura, che ne è certo al corrente, se queste significative difficoltà abbiano o meno incontrato qualche pur minima attenuante nella valutazione complessiva svolta, a fronte di stagioni certo non brillantissime, ma nemmeno a tal punto mediocri da far persino ritenere lo “status” di Ico quasi…immeritato. Le note dolenti certo non mancano: penso, per esempio, all’assenza a Bari da diversi anni di un direttore musicale stabile (non dovrebbe essere tra gli obblighi principali di una Ico quello di averne uno?) e alla costante presenza invece di un direttore artistico, il maestro abruzzese Marco Renzi, che è al contempo, da ben diciotto anni anche direttore del Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari. Segno – mi chiedo - che a Bari e in Puglia forse mancano personalità in grado di svolgere con professionalità entrambi i medesimi (e gravosi) incarichi a lui attribuiti? Direi che proprio in questo senso una riflessione andrebbe aperta a tutto campo soprattutto tra i musicisti (e ce ne sono di noti e illustri a livello internazionale) della città. Dovremmo finirla, una buona volta, solo di piangerci addosso. Cosa che puntualmente accade ogni volta che si affrontano tali argomenti. Se le tre maggiori orchestre pugliesi sono - secondo una qualificata commissione ministeriale - agli ultimi posti della relativa graduatoria è davvero giunta l’ora di chiederci il perché e soprattutto di cercare le soluzioni e i correttivi necessari, a cominciare dalle strutture, dalle sedi, o meglio ancora dalle “Case da abitare” (gli Auditorium), che tutt’ora mancano o non sono adeguate alla loro destinazione d’uso, mentre in Spagna, Francia, Svizzera, Giappone si sfornano quasi più del…pane.

1 Commenti:

Blogger Unknown ha detto...

日本人だけに宣伝されるわけじゃなくて。

11:09 AM

 

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