La Fondazione Concerti Niccolò Piccinni riparte in compagnia di David Riondino e Roberto Fabbriciani dai sette peccati capitali
La Fondazione Concerti Niccolò Piccinni di Bari ha più di settant’anni di vita e di storia. Al 1936 risale infatti la sua prima stagione concertistica all’interno dell’allora Liceo Musicale situato nella centralissima via Melo del capoluogo pugliese. A qualcuno sembrerà forse inutile, ma è giusto – almeno a memoria (spesso corta) dei più giovani e non solo – ricordare che l’attuale Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari è nata nel 1968 dalla trasformazione di quella tirata su a metà degli anni Cinquanta dai benemeriti dirigenti fondatori dello storico sodalizio barese e si chiamava appunto Orchestra della Fondazione; compagine animata, tra l’altro, da alcune prime parti dell’Orchestra “Alessandro Scarlatti” della Rai di Napoli che facevano la spola tra Bari e la città partenopea. Né si possono dimenticare nomi come quelli di Arturo Benedetti Michelangeli, Arthur Rubinstein, David Oistrach, Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Herbert von Karajan e i Wiener Philarmoniker: stelle luminose che popolarono di autentici EVENTI (per una volta il termine non è usato in modo improprio) le notti baresi. Di questo e di altro si è parlato ieri mattina nella sede della Fondazione Concerti Piccinni, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione. Conferenza stampa, a dire il vero, avara di “emozioni” dal punto di vista del cartellone, ma non da quello dei contenuti e dei buoni propositi. Il presidente e direttore artistico dell’associazione Gianvito Pugliese, affiancato in qualità di sponsor, dal direttore del quotidiano "Barisera" Francesco Rossi e dal direttore dell'azienda "Opera 77", Nicola Vernaglione, ha infatti reso noti (ma senza date) solo alcuni dei 30 appuntamenti previsti in questa stagione, tra cui quello inaugurale previsto all’Hotel Sheraton Nicolaus del 5 dicembre dal titolo “I sette peccati capitali” con la popolare voce di David Riondino e il prestigioso flauto d'oro di Roberto Fabbriciani su poesie e testi di Benn, Ragazzoni, Ginsberg, Aretino, Mutis, Callot e Hölderlin, alternati all'esecuzione di musiche di Mozart, Kurtag, Piazzolla e Debussy. Il resto lo sapremo tra poco meno di una settimana. Non è un mistero per nessuno, del resto, che la Fondazione già da tempo viva, o meglio, "sopravviva" (è proprio il caso di dire) attraverso notevoli difficoltà di ordine finanziario. Lo scorso anno la stagione s'interruppe, per esempio, dopo appena quattro appuntamenti. Sono senza dubbio lontani i tempi in cui erano solo due, al massimo tre le associazioni musicali baresi (Fondazione e Camerata Musicale Barese in primis, a cui negli anni Sessanta si aggiunse il Coretto dell’indimenticabile Silvestro Sasso) a spartirsi le sovvenzioni ministeriali e degli enti locali. Negli ultimi vent’anni le cose sono cambiate, come del resto l’avvocato Pugliese sa bene, frequentando il mondo dello spettacolo da quando era praticamente ancora in fasce. A Bari e Provincia dagli anni Ottanta in poi sono nate numerose associazioni culturali e musicali, piccole accademie didattiche e scuole musicali che hanno pian piano ridotto di molto il duopolio culturalmusicale di Fondazione Piccinni e Camerata. L’incendio del Teatro Petruzzelli nel 1991 e la chiusura, dopo appena sei mesi, dell’Auditorium “Nino Rota” hanno di fatto poi castrato per diversi anni lo svolgimento a Bari di un’organica e degna vita musicale. Un teatro di (quasi) 600 posti come il Piccinni, peraltro destinato a quei tempi solo alla prosa e ad alcuni concerti sinfonici e di musica da camera, non poteva certo bastare a soddisfare le esigenze culturali e la fame di eventi di una città di 350 mila abitanti, oltre che di un hinterland provinciale densamente popolato (in totale: almeno un milione e mezzo di persone). La reazione, dopo lo scoramento iniziale e la chiusura a metà degli anni Novanta anche del Piccinni (tanto per chiudere il cerchio in bellezza) per inagibilità è stata, se non altro, coraggiosa. A Bari infatti si sono aperti, o meglio, riciclati “nuovi” spazi per la musica, anche se alcuni decisamente inidonei e/o acusticamente inadeguati. Ricordo che l’Orchestra della Provincia andava a suonare a metà degli anni Novanta alla Caserma Picca (pareva davvero di essere in…guerra) o in alberghi come Villa Romanazzi Carducci e lo Sheraton e ancora persino in teatri-tenda come il Team e il PalaPerla di Bitritto, sorti come funghi dopo la tragedia del rogo petruzzelliano. A distanza di dieci anni, e cioè ai giorni nostri, le cose non sono poi cambiate un granchè: l’auditorium è ancora chiuso al pubblico (nonostante l’esistenza da anni di un progetto esecutivo del Politecnico di Bari e le rassicurazioni in pompa magna dell'attuale ministro dell’università e della ricerca scientifica sul fatto che la struttura avrebbe riaperto al massimo entro il 2008), mentre il Petruzzelli, incrociamo le dita, dovrebbe riaprire finalmente i battenti nel dicembre 2008. La Fondazione Piccinni dal canto suo, a scanso di equivoci, si è però già costruita il suo piccolo teatro nei pressi del Conservatorio, in verità non ancora prontissimo (servirebbero altri 30 mila euro per completarlo e metterlo a norma) per far già svolgere lì la sua stagione. Va dato però obiettivamente atto a Pugliese e ai suoi collaboratori che invece di continuare con vittimistica ostinazione solo a piangere e lamentarsi come tanti altri sull’assenza di teatri e il carente sostegno finanziario delle amministrazioni locali, lo spazio-contenitore se lo son fatto da sè, seppure con il concorso e il sostegno di alcuni lodevoli privati. Secondo quel vecchio adagio che pare purtroppo ormai in disuso nel nostro cosiddetto “Belpaese”, e cioè che è meglio prima farle le cose e poi, in un secondo momento, annunciarle. In attesa di sapere le date del cartellone della Fondazione Piccinni, auguro a Gianvito Pugliese e al suo staff di aprire prestissimo il “Piccolo Piccinni” e di metterlo, come ha già promesso, anche a disposizione di chi tra le associazioni teatrali-musicali baresi (e non) ne avrebbe certo un gran bisogno.
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