blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

venerdì, ottobre 10, 2008

Cosa manca a Bari per essere come Torino?

Torino, è ormai già da tempo l’autentica capitale della Musica italiana. Non c’è che dire, in questi giorni sfogliando le decine di brochure e depliant che mi giungono da mezz’Italia relativi a stagioni concertistiche, cameristiche e operistiche mi sono accorto che effettivamente l’offerta del capoluogo piemontese è probabilmente la più vasta, variegata ed esaustiva presente sul “mercato” musicale nazionale. Certo, Milano (non considerando la Scala, s’intende), Roma e Firenze fanno la loro parte a fronte però di cospicui finanziamenti pubblici e privati, inesistenti o comunque assai inferiori nelle medie e piccole città italiane soprattutto del Mezzogiorno d’Italia. Tornando all’offerta di Torino che non è solo sede dei concerti dell’unica Orchestra Sinfonica della Rai superstite - dopo il taglio, davvero vergognoso, operato negli anni scorsi di quelle di Milano, Roma e Napoli – ma che propone stagioni di eccellente livello come quella del Lingotto Musica (http://www.lingottomusica.it/), Unione Musicale (http://www.unionemusicale.it/), Orchestra Filarmonica di Torino (http://www.oft.it/ ), Regio di Torino, il Festival MiTo Settembre Musica, negli ultimi due anni in collaborazione con Milano. Per non parlare poi di altre vivaci ed interessanti iniziative di cui pullula la città sabauda. Insomma, Torino è un modello virtuoso e davvero europeo di civiltà musicale. A me, barese purosangue, piacerebbe non poco vedere estendersi a macchia d’olio stagioni e proposte di ragguardevole livello culturale anche nella mia città. Ma cosa manca oltre ai soldi e ai teatri (in attesa dell’inaugurazione imminente del restaurato Teatro Petruzzelli, c'è sempre da sistemare l’Auditorium “Nino Rota”, chiuso ignobilmente da quasi diciassette anni: un altra kafkiana vicenda di cui c'è proprio da vergognarsi!) in una città pur vivace ed attiva come Bari? Mancano, quelli che una volta si chiamavano mecenati e in particolare piccoli e medi imprenditori disposti, cooperando insieme, a sacrificare anche solo una minima parte dei loro profitti per implementare in maniera reale e fattiva la vita culturale e artistica di una città importante e bella come la nostra. Eppure, fu proprio grazie a due commercianti che qui si costruì il più grande politeama privato italiano. Non dimentichiamolo mai. Bari è una città che infatti ha proprio nel commercio l’attività prevalente; ma guai a provare a mettere in sinergia tra loro individui spesso innamorati solo e troppo di sé stessi e del loro piccolo o grande orticello che sia. Non voglio generalizzare perché ci sono le classiche “mosche bianche” che sanno anche mettersi nobilmente al servizio della collettività, ma quella che purtroppo regna sovrana nel capoluogo pugliese è l’invidia nei confronti dell’altro, la concorrenza spietata, non priva di acerrimi colpi bassi, che porta a distruggere quanto di buono sia in grado di fare l’altro, piuttosto che dirgli magari: “Quanto sei bravo!”.
Tra le associazioni musicali, alcune gloriose per storia e tradizioni decennali, le cose non vanno in modo diverso. Senza l’unità, l’unione (almeno degli intenti di base) non c’è forza. Ecco, se c’è qualcosa che voglio proprio augurarmi da barese è che i miei concittadini comincino a cambiare, a unire le forze, ad aiutare chi è in difficoltà. Senza un radicale cambiamento di mentalità, pertanto, questa città non ha di fronte a sè un grande futuro.
Sarebbe bello aprire una riflessione collettiva seria e ponderata su questo, proprio in vista dell'agognata riapertura del Teatro Petruzzelli.
Che ne dite? Sarà possibile?

3 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Il mecenatismo è quello che manca non solo a Bari.
Basterebbe che fossero deducibili dalle tasse le donazioni ed ecco che ...zac! entrerebbero soldi nelle casse degli enti.
Una cosa tipo americana, insomma.
Non vivo al sud, ma ti assicuro che anche qua da noi ci sono realtà che somigliano molto alle vostre: caro Dionisio, il mondo è paese.
E poi hai sbagliato il titolo del post: non è che manca qualcosa a Bari per essere come Torino, è a Torino che manca qualcosa per essere come Bari, perchè "se Torino avesse il mare sarebbe una piccola Bari"
Con simpatia
Nicklausse 111

9:16 AM

 
Blogger Alessandro Romanelli ha detto...

Nicklausse Ti ringrazio di cuore per il commento.E' verissimo quello che dici sulla deducibilità delle donazioni. Se ne parla però da tanto, troppo tempo. Chissà che finalmente non ci metta mano magari proprio il Governo attuale. Su Torino sono invece solo parzialmente d'accordo.
Perchè i torinesi non avranno il mare, ma girano l'angolo e sono in montagna. E poi ripeto lì è tutto un pullular di grande Musica...

6:05 PM

 
Anonymous Anonimo ha detto...

Caro Dionisio,
dopo quello che ha detto il ministro riguardo al FUS ( solo per Scala e S Cecilia) credo che il mondo sarà sempre più tutto un paese.
Dionisio, a questo punto io preferirei - senza dubbio - stare al mare e lasciare le montagne ai torinesi
Prendi il bello della tua città e non sputare nel piatto in cui mangi.
Con stima
Nicklausse 111

3:30 PM

 

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