Conferenza stampa al Petruzzelli del violinista barese Francesco D'Orazio, vincitore del Premio Abbiati 2010*
"E’ il violinista barese Francesco D’Orazio il vincitore del Premio Abbiati 2010 per il miglior solista. “E’ stata una sorpresa – ha dichiarato il musicista nel corso di una conferenza stampa convocata per l’occasione nel foyer del Teatro Petruzzelli – ero a Parigi quando mi hanno chiamato e all’inizio pensavo ad uno scherzo. Sono orgoglioso di risultare il terzo violinista premiato dopo Salvatore Accardo nel 1985 e Leonidas Kavakos nel 2007. Riflettendo su oltre 30 anni di attività, credo che la giuria abbia voluto premiare un percorso violinistico autonomo, che spazia dalla musica antica a quella contemporanea. Cerco di attraversare i repertori mantenendo la credibilità, spersonalizzandomi in favore della musica. La figura centrale nella musica è e resta il compositore”. “Il premio Abbiati – ha spiegato il sovrintendente Giandomenico Vaccari – è il punto massimo raggiungibile nella carriera di un musicista classico. Tra gli addetti ai lavori gode di un prestigio inossidabile essendo l’unico riconoscimento in Italia attribuito dalla critica. Siamo felici che a vincerlo sia un barese che collabora stabilmente con il nostro teatro”. La motivazione della commissione, di cui fanno parte due critici pugliesi Franco Chieco e Dino Foresio, recita: “Violinista brillante e versatile ha messo le sue qualità tecniche e musicali al servizio di un’eccezionale poliedricità, imponendosi come punto di riferimento nella musica contemporanea, nella collaborazione con compositori come Luciano Berio, Ivan Fedele e numerosi altri (con molte prime assolute), non meno che in repertori del tutto diversi, in particolare in quello barocco, come solista e violinista dell’Ensemble Astrée di Torino”. D’Orazio sarà protagonista il prossimo 10 ottobre di un appuntamento molto atteso della stagione sinfonica del Petruzzelli: la prima di un’opera di Terry Riley, padre del minimalismo americano, che su commissione del politeama barese ha composto per la prima volta un brano per violino e orchestra. “E’ la dimostrazione di un impegno culturale importante – ha confermato Vaccari – per dimostrare che la musica classica può rinnovarsi e guardare con fiducia ad un futuro compositivo”. “Ho sempre creduto – ha concluso D’Orazio – nella necessità di affrontare le sfide del tempo che viviamo. Trovo assurdo che nel nostro ambiente non si guardi alla musica del presente. Non lo si faccia perchè è più difficile da eseguire ed è complicato individuare i capolavori. Invece è proprio la ricerca l’aspetto meraviglioso del nostro lavoro”. * (Sabino Di Chio, Barisera, 26 maggio 2010)
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