blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

giovedì, novembre 02, 2006

Per non dimenticare Arnold

Ho ricevuto da Giuliano Finessi (Musica Rara) e da Carla Ridella due bellissimi, significativi "ricordi" del maestro Arnold Bosman (qui in una foto scattata a Firenze con il grande pianista Sviatoslav Richter) improvvisamente scomparso - ancora assai giovane - un anno e mezzo fa. Ve li propongo di seguito. "Arnold nei ricordi di Carla Ciao Arnold. Ora so che posso chiamare amicizia il pezzo di strada che abbiamo percorso insieme. Io estroversa, quasi impicciona, tu schivo e poco propenso ad aprirti … mai raggelante o altezzoso, però. Passava mezza serata e tu – silenzioso, quasi imbronciato - avevi detto poche parole, poi all’improvviso, ma sempre con quella che io chiamavo scherzosamente la Bosman-flemma, te ne uscivi con una battuta, una barzelletta – ne sapevi di bellissime, del genere humor inglese – un aneddoto. Ed ecco che la serata diventava speciale, magica, come la musica che dirigevi… Erano belli ed intensi anche i momenti a tu per tu nei quali ti aprivi e mi raccontavi l’infanzia, i primi passi in Italia, le persone che amavi. Ti ho conosciuto nell’autunno 2001 : Musica Rara cercava uno stagista, Filippo ti fece il mio nome, mi telefonasti, ci incontrammo. Rimasi colpita dal fatto che non ti mostrasti stupito né per la mia età né per il fatto che ero a zero con il computer, bastò fra noi, quasi passepartout, la parola “Mozart” e la promessa da parte mia che avrei affrontato il web. Non ero certo digiuna di musica, andavo spesso ai concerti, ero abbonata alla Scala da più di trent’anni, conoscevo molti musicisti, eppure il mio modo di sentire la musica cambiò radicalmente dopo che ti frequentai. La musica me la facesti amare dal di dentro : quando ne parlavi, quandola suonavi, quando la dirigevi. Ma soprattutto mi affascinarono le prove con l’Ensemble, io seduta nel buio della Bramantesca e tu nel semicerchio illuminato che creavi passo dopo passo l’incanto … E come dimenticare il tuo pianoforte nella notte? Giuliano ed io a fare conti, a impaginare locandine e comunicati stampa, tu poco lontano a suonare Bach, Mozart, Schubert, Brahms … L’emozione dei tuoi Don Giovanni, Bohéme, Ariadne, Così fan tutte, Orfeo al Piccinni di Bari, in palco con Carmela… Stamattina qualcuno in ufficio mi chiede se ne abbiamo 31, ripeto sì è il 31 ottobre e subito un soprassalto : “compleanno di Arnold” ! Il tuo ultimo compleanno, quello dei trentasette, nella tua nuova casa di Bari - ma già rimpiangevi Milano – dopo che avevi diretto nella spoglia suggestione di San Nicola quella “Creazione” di Haydn che tanto amavi. Il tuo gesto era quello di sempre, ma mi colpirono l’affaticamento del corpo e la scavata passione del volto, c’era in te un che di febbrile e di tormentato, ti chiesi se qualcosa non andava, rispondesti “mi sento molto stanco in questo periodo ma domani sera festeggiamo il mio compleanno, ti aspetto.” Fu una serata più affollata e rumorosa che allegra, tu eri sfinito e come lontano, ci siamo lasciati con un abbraccio “salutami Mariangela Donà, ci rivediamo a Milano per il concerto in Sant’Ambrogio” Fu l’ultima volta che ti vidi, Arnold, e da allora solo telefonate, tra una trasferta e l’altra all’estero, fino alla più tragica al Cairo. L’ultima volta che ti sentii dall’ospedale, era quasi fine gennaio, mi dicesti “non credo di farcela per il concerto, sai sarebbe un viaggio faticoso …” la tua voce era ferma ma le parole cadevano lente e sospese, “ ok, Arnold, l’importante è che tu guarisca bene dopo l’operazione, per il concerto troveremo un sostituto” Ci hai lasciati dopo una settimana. Mi manchi, ci manchi. Ogni volta che abbiamo a che fare con la meschinità o la supponente mediocrità di molti musicisti, ogni volta che superficialità prende il posto della passione e del rigore. Ciao insostituibile Arnold. Carla - carla.ridella@fastwebnet.it" Ecco adesso l'articolo di Giuliano Finessi. "Nostalgia di un musicista “fuori dal coro” Arnold è morto da un anno e sei mesi (seicentosettantatre giorni), ma nella lista della persone che per me non sono mai morte c’è prima di ogni altro il suo nome. Oggi vorrei ricordarlo e dire perché non è mai morto per me, e come continua a vivere in me. Non è mai morto perchè in questo tempo di grande vuoto e di confusione dove mancano le belle avventure di nuovi musicisti , dove è difficile trovare qualcuno che possa dirsi musicista, lui era un non appartenente , uno che non si faceva reclutare, un ‘irregolare’ in tutti i sensi: se mi guardo intorno non ne trovo molti come lui, i musicisti sono ahimè pochi , invisibili e solitari, stanno scomparendo. Arnold ha rappresentato se stesso nella musica ma soprattutto ha vissuto con dignità e consapevolezza i suoi vizi e le sue virtù, libero nel suo non uniformarsi , nel ricusare ogni concessione per piacere subito , eppure straordinario quando si abbandonava al piacere di una risata, alla singolare gioia di parlare e raccontare la musica, che gli piaceva definire “una passione che serve ad intensificare la vita” E di passione molta ne aveva e molto gli piaceva trasmetterla a chi gli stava vicino e gli era amico. Caro Arnold, come rimpiango il tempo delle nostre conversazioni , quando stavamo insieme a leggere poesie , ascoltare musica, parlare dei grandi del passato, commentare i libri letti o le musiche ascoltate : era ogni volta un’emozione. E com’era intenso e grande il tuo modo di vivere e fare musica. Tu sapevi! Tu eri fatto della stessa pasta di quei personaggi che la letteratura e la musica ci hanno fatto conoscere e che tu amavi molto , quei personaggi che seguivano fino alla fine il loro destino e la loro umana avventura . Erano personaggi, ben distinti da tutti gli altri per la loro singolarità, Werther, Faust, Amleto, Tristano, Oblomov o le grandi donne : Violetta, Butterfly, Mimì, Didon, Brunilde, Bovary, Karenina. Tutti questi personaggi coi loro pregi , difetti e sofferenze erano per te “modelli di un mondo di cui tutti possiamo sentirci partecipi”. Mi piaceva il tuo modo di lasciarti andare alla percezione istintiva, per cui le cose o le persone ti erano “simpatiche” o “antipatiche” e rarissimamente sbagliavi ... In questi giorni ho iniziato a vedere dei filmini che hai fatto con la tua videocamera super 8 e ti rivedo mentre percorri l’ Europa, città, teatri, mentre studi al pianoforte o prendi lezioni in Ungheria di direzione d’orchestra; sono immagini e sequenze che mi restituiscono frammenti del tuo mondo e del tuo vissuto : conversazioni in famiglia , amici, le tue amate partiture, il tuo modo di suonare, la sapiente nonchalance , propria del genio, nel passare da Bach a Mozart, da Liszt a Debussy, da Brahms a Schubert. Il pianista che fraseggia libero, che scopre con il gusto e piacere la bellezza del suono, che crea e ricrea sul pianoforte, mai contentandosi di una semplice esecuzione meccanica, che si da tutto alla musica, perfezionandola e perfezionandosi. Ascolto i due CD che mi hai mandato sui quali c’è scritto “Haydn : La Creazione. Bari - Basilica di San Nicola 4.11.2004.Fondazione Petruzzelli” e la tua minuta calligrafia mi riempie di nostalgia. E’ stata la tua ultima esecuzione prima della malattia che ti avrebbe portato per sempre lontano da noi. Laura Aikin mi ha raccontato che quella sera nel duetto della terza parte fra Eva e Adamo allorché le uscì un suono filato pianissimo tu girasti lo sguardo verso di lei con le lacrime che ti rigavano il volto, due mesi dopo quelle lacrime te le abbiamo restituite e in quella stessa basilica di San Nicola, nel doloroso raccoglimento dell’ultimo saluto ... La tua era una visione estetizzante della musica che si rivelava in quel che dirigevi o suonavi : la bellezza del suono, “il tocco” come mi ha detto in una sua commossa rievocazione Anna Caterina Antonacci. Chi ha questo dono è ‘condannato’ alla non ripetizione, a vivere il momento assoluto, l’esperienza unica. Avevi e vivevi questi momenti, sapevi ricrearli nel modo di vivere e fare musica. Di tanti “momenti assoluti”era fatto il tuo modo di vivere, caro Arnold, e chi ti stava vicino e ti era amico ne sentiva tutta la bellezza e la drammaticità."

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