"Slava" non c'è più
Slava non c'è più. E' volato via con le sue magiche ali verso la libertà più autentica, più vera in quella Filarmonica del Paradiso dove avrà il suo posto (meritatissimo) da primo violoncello. Sì, è proprio così, Rostropovich è morto qualche giorno fa. Ho numerosi ricordi legati a lui, ma li tengo per me. E' stato - senza forse, senza ma - il più grande violoncellista del Novecento, uno dei più grandi musicisti-interpreti (anche eccellente direttore d'orchestra e pianista: non dimentichiamolo!) di tutti i tempi. In questi ultimi due giorni ho letto i necrologi, i "coccodrilli" sui giornali, ho riascoltato e visto alcune sue memorabili interpretazioni. E' stata una grave perdita non solo per la cultura musicale, ma per l'umanità intera. Prima di essere uno straordinario solista acclamato in tutto il mondo, infatti Rostropovich è stato un Uomo immenso, baciato da Dio, non sempre amato dagli uomini. Nel 1989 era sotto il Muro di Berlino che inesorabilmente si sgretolava sotto i picconi di una Nuova Era del mondo e con il suo strumento ha regalato la gioia inesprimibile di quel momento storico di libertà. Grazie Slava! Ora non resta che serbarne memoria e trasmetterne la grandezza, i valori che ha rappresentato a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, ai giovani di oggi, alle generazioni di domani. Intanto un angelo, che in vita tutti chiamavano "Slava", lassù suonerà per noi. Per sempre.
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