blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

lunedì, febbraio 18, 2008

Piace l'algida e sperimentale "Butterfly" di Daniele Abbado in scena al Teatro Piccinni Bari

Non sono passati nemmeno due anni dal successo dell’accoppiata Federico Tiezzi (regista) e Daniel Oren (direttore d’orchestra) nella Madama Butterfly (in quell’occasione Cio-Cio-San era magnificamente interpretata da Fiorenza Cedolins), che qui a Bari il celebre titolo pucciniano viene riproposto al Teatro Piccinni con un nuovo allestimento - appositamente prodotto dalla Fondazione Petruzzelli - per omaggiare i 150 anni dalla nascita del grande compositore lucchese. La regia è affidata a Daniele Abbado, mentre la direzione musicale resta ancora una volta nelle mani del vulcanico Oren. Protagonisti principali in scena, la giovane cantante canadese Liping Zhang (Cio-Cio-San), Joseph Calleja (Pinkerton), Tiziana Carraro (Suzuki) e Marco Di Felice (Sharpless). Ho visto la seconda recita e almeno da un punto di vista musicale mi è sembrata inferiore rispetto alla succitata edizione. Due anni fa Oren mi convinse di più nella cura dell’orchestrazione e la stessa Orchestra della Provincia si comportò in modo (quasi) eccellente. Questa volta, senza nulla togliere alla travolgente (anche troppo…) personalità musicale del maestro israeliano, i risultati non sono stati altrettanto validi. La compagine barese è parsa in più momenti distratta e poco intonata; insomma non era proprio in serata. Cose che capitano. Meglio il Coro della Fondazione e le singole voci in scena. Su tutte quella del soprano canadese Liping Zhang (nella foto di Vito Mastrolonardo), che ha disegnato una commovente interpretazione scenica d’intimo, rassegnato dolore, arricchita da una dolcissima, fragile vocalità. Squillante e sicuro negli acuti il Pinkerton di Calleja, ma con qualche problema nel “vibrato”del registro centrale. Un po' discontinue le prove di Tiziana Carraro e Marco Di Felice che delineano però con scenica credibilità i loro rispettivi ruoli. Uno dei motivi di maggior interesse di questo nuovo allestimento della Butterfly era però rappresentato dalla regia di Daniele Abbado. Scena unica quella di Graziano Gregori con un cubo aperto e chiuso da algidi ospedalieri pannelli in continuo movimento; ribalta leggermente in pendenza, di stampo minimalista, mentre sul fondo del palcoscenico sale e scende un “ascensore” con i parenti di Cio-Cio-San ; prosciugate tutte le giapponeserie, bello il creativo gioco di luci e prospettive firmato dal bravo light designer Valerio Alfieri, coerenti ed eleganti, infine, i costumi di Carla Teti. Quello che mi è piaciuto di questa nuova regia di Abbado è stata l’intensità dinamica dei protagonisti che contrastava apertamente con una scenografia di così gelida espressività. Alla fine la disperata Butterfly si suicida (anche) attraverso la cruda metafora di un fondale che gradatamente ma inesorabilmente si lacera al sole di un destino già scritto. Caloroso successo.

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