Uno strepitoso cast per la prima volta a Bari dell'Oro del Reno di Wagner
E’ partito domenica scorsa al Teatro Piccinni di Bari con l’esecuzione in forma di concerto dell’ “Oro del Reno”, prologo dell’Anello del Nibelungo, il viaggio wagneriano che nell’arco di tempo di tre anni (2008 -2011) porterà la Fondazione Petruzzelli ad allestire l’intera Tetralogia: oltre 15 ore di musica spalmate tra "Oro del Reno", "Walchiria", "Sigfrido" e "Crepuscolo degli Dei". Un progetto molto ambizioso, fortemente voluto dal Sovrintendente Vaccari, e che almeno a giudicare dagli esiti positivi dell’esecuzione dell’altra sera (unica replica oggi, sempre alle 20.30) è nato sotto i migliori auspici.
L’Anello, come si sa, costituisce l’unico esempio di opera in quattro giornate e il suo assieme è da considerare come una sorta di colossale blocco narrativo sul principio e la fine del mondo, secondo la libera interpretazione delle saghe nordiche. Costruzione assai complessa dunque, anche a causa delle diverse rielaborazioni e integrazioni operate da Richard Wagner (autore, oltre che della musica, anche dei quattro libretti) nel corso di un'estenuante genesi, attraversata però da sostanziose interruzioni, di circa ventisei anni: dal 1848 al 1874. In realtà, la prima idea nasce ancora prima e cioè nel 1845 dal personaggio di Sigfrido, mentre Wagner sta, va detto, lavorando al “Lohengrin”, la sua opera forse più vicina alla drammaturgia italiana. Non mi soffermerò in questo post sulle fonti letterarie e le ragioni estetiche e filosofiche che hanno determinato nel grande compositore tedesco il bisogno imperativo di lavorare (e quanto intensamente e faticosamente!) ad una saga teatralmusicale così imponente e rivoluzionaria per quei tempi. Occorre citare però almeno alcuni testi fondamentali (a cominciare dal celebre memoriale autobiografico, per poi passare al geniale quanto divertente “Wagneriano perfetto” di George Bernard Shaw, prima di affrontare il serioso “Wagner” di Theodor W. Adorno o le eleganti quanto appassionate riflessioni sul compositore del celebre scrittore tedesco, Thomas Mann) affinché, chi lo voglia, possa approfondire tutte le più significative tracce e tematiche della Tetralogia wagneriana.
Tornando all’Oro del Reno eseguito a Bari, mi piace sottolineare la presenza di un cast vocale di strepitoso livello, senz’altro degno di un’edizione del Bayreuth Festspiele più che di un teatro italiano. D’altro canto, però, dispiace che Vaccari non abbia voluto aspettare il ritorno, tra l’altro imminente, nel ricostruito Teatro Petruzzelli per poter avere un allestimento scenico integrale della Tetralogia, proprio a cominciare dall’“Oro”.
Nonostante ciò, gli va dato atto di aver permesso ad un eccellente direttore come Stefan Anton Reck (nella foto) - giovane ma già abile e smaliziato interprete wagneriano – di poter lavorare con pazienza e serenità sulla complessa concertazione dell’opera, ottenendo dai giovani professori dell'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari (rimpinguati a dovere nel numero) buoni risultati, anche in considerazione del fatto che per loro si trattava di eseguire un’opera completa di Wagner per la prima volta. Quello che però mi ha felicemente sorpreso è stata la scelta e, di conseguenza, la superba interpretazione dell’intera compagnia di canto. Quattordici splendide voci per altrettanti personaggi. Da Albert Dohmen (un Wotan di carismatica intensità vocale ed espressiva) a Matthias Wohlbrecht (un Loge davvero superlativo il suo), dall’intramontabile Victor von Halem (nel ruolo del gigante Fasolt) a Thomas Gazheli (uno spettacolare Alberich, di taglio quasi espressionista) e Kurt Azesberger (un perfetto Mime). Non meno brave e solide le donne, tra l’altro, tutte o quasi di bella presenza: dall’affascinante e ieratica Fricka di Katja Lytting alla fresca Freia di Sabina Von Walther, senza dimenticare le Figlie del Reno, con le brave Valentina Farcas (Woglinde), Annely Peebo (Flosshilde) e Sara Allegretta (Wellgunde), quest’ultima, molfettese di nascita, già presente qualche anno fa in un bel “Parsifal” prodotto dalla Fenice di Venezia.
Come ha risposto il pubblico barese dopo due ore e mezza ininterrotte di musica wagneriana? Direi molto bene, anche se nel Piccinni c’erano alcuni palchi vuoti e probabilmente a causa del “ponte” di giugno diversi abbonati hanno preferito il mare all’Oro del Reno. C’è il tempo di ascoltare l’unica replica di stasera. In ogni caso, alla fine successo calorosissimo per tutti gli interpreti e il direttore Stefan Anton Reck, che sarà anche sul podio della “Prima Giornata”, Walchiria, nel 2009 al Teatro Petruzzelli.
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