blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

venerdì, luglio 11, 2008

Vito Paternoster dirige l'Orchestra Sinfonica di Bari al Castello Svevo

Domani, 12 luglio alle ore 21.00, presso il Castello Svevo di Bari l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari si esibirà in un concerto, diretto dal noto maestro materano Vito Paternoster (nella foto) e con la partecipazione della Schola Cantorum “Don Vincenzo Vitti”, dedicato a brani di Mariano Paternoster e Gabriel Fauré (i biglietti saranno in vendita il giorno del concerto direttamente al Castello Svevo di Bari). Si tratta del secondo appuntamento con la rassegna denominata “Note dal Castello” che vede la splendida cornice dell’antica fortezza medievale barese a fare da sfondo, nei mesi di luglio e di settembre, a nove concerti dell’Orchestra Sinfonica. La serata si apre con l’esecuzione di “Supernovae, morte e nascita di un satellite” di Mariano Paternoster. Questa partitura orchestrale del pugliese Paternoster, edita dalla Flatus (Sion) rappresenta il processo degenerativo di una stella, alternando sul piano compositivo le ultime tecniche della scuola francese di Maurice Ohana con la tecnica dell'alea controllata in una ricerca timbrica ricchissima di effetti che rappresentano la complessità della materia celeste. Sarà, poi, la volta del “Cantique de Jean Racine op. 11” di Gabriel Fauré. Fu composto nel 1865 quando l’autore aveva venti . Per molti versi, si può dire che questa composizione sia una summa degli insegnamenti appresi da Fauré alla prestigiosa Scuola Niedermeyer di Parigi, da lui frequentata sin dall’età di nove anni. Fu lì che il compositore assimilò i principi della musica modale, così come coltivò la passione per la polifonia rinascimentale. Alla morte di Niedermeyer, nel 1861, Fauré divenne allievo di Camille Saint Saens, di una decina d’anni più anziano, al quale rimase poi legato da una solida amicizia e non c’è dubbio che fu proprio questo rapporto, didattico e umano, a favorirne la maturazione come compositore. Il Cantico di Jean Racine vinse il primo premio per la composizione della Scuola Niedermeyer nel 1865 e il riconoscimento fu come una anticipazione della brillante carriera che attendeva il suo autore. Per inciso, la stesura originale del Cantico era stata concepita per organo, ma fu lo stesso Fauré, nel 1905, a realizzarne la versione orchestrale. Sempre di Gabriel Fauré, infine, sarà eseguito il suo splendido “Requiem op. 48” per soli, coro e orchestra. Questa pagina di Gabriel Fauré è stata composta a più riprese. L’autore infatti ne stese una versione iniziale tra il 1887 e il 1888 prevedendo cinque movimenti, senza l’”Offertorium” e il “Libera Me”. L’orchestrazione prevedeva l’impiego di un coro misto con organo, arpa, timpani, viole, violoncelli, contrabbassi, con una voce bianca maschile al posto del soprano nel “Pie Jesu” e un assolo di violino nel “Sanctus”. In questa versione, il Requien venne eseguito per la prima volta il 16 gennaio 1888 alla Madeleine, dove Fauré era maestro del coro, con degli adolescenti al posto dei soprani e il giovane Louis Aubert come solista nel “Pie Jesu”. Tuttavia, l’impostazione data da Fauré venne trovata pericolosamente innovativa, al punto tale che il vicario della Madeleine lo rimproverò duramente subito dopo l’esecuzione. Nel maggio di quello stesso anno, Fauré aggiunse all’orchestrazione due trombe e due corni e nel giugno del 1889 compose l’”Offertorium” e aggiunse il “Libera Me”, che in realtà era stato già composto autonomamente nel 1877. Altre parti ancora per tromboni, fagotti e violini furono abbozzate successivamente e si ritiene che possano essere state incluse in una nuova esecuzione alla Madeleine il 21 gennaio 1893. Una definitiva versione, quella per così dire “sinfonica” risale infine al 1899, sebbene tutt’oggi non sia chiaro se sia da attribuire a Fauré o piuttosto al suo allievo Jean Roger Ducasse. Il Requiem “sinfonico” venne così eseguito per la prima volta il 12 luglio del 1900 al Trocadero di Parigi, con un coro di 250 elementi e la direzione di Paul Taffanel.

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