blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

mercoledì, gennaio 05, 2011

L'Orchestra della Provincia di Bari inaugura con L'Orfeo ed Euridice di Gluck diretto da Bruno Aprea la stagione 2011

Sabato 8 gennaio 2011 alle ore 21.00 presso il Teatro Kursaal Santalucia di Bari prende il via la stagione concertistica 2011 dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari che toccherà i principali teatri di Bari e della sua provincia. Per l’occasione si terrà un concerto ad inviti dedicato all’opera di Christoph Willibald Gluck “Orfeo ed Euridice” diretto dal maestro Bruno Aprea (nella foto), con solisti i soprani Diletta Marin e Ornella Pratesi, il mezzo soprano Annalisa Stroppa e con la partecipazione del coro “Aura Sonum” diretto dal maestro Alfredo Cornacchia. Azione teatrale in tre atti su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, “Orfeo ed Euridice” di Cristoph Willibald Gluck (1714 – 1787) andò in scena per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 5 ottobre del 1762. Questo lavoro vide Gluck e Calzabigi collaborare per la prima volta, affinché la rappresentazione, dalla finalità squisitamente celebrativa, potesse andare in scena nel giorno dell’onomastico dell’imperatore. La vicenda è quella nota e prende l’avvio dal funerale di Euridice durante il quale Orfeo esprime tutta la propria profonda disperazione, che arriva a toccare persino il cuore di Giove. E’ infatti il padre degli dei, tramite Amore, a comunicare allo sfortunato amante che potrà recarsi negli Inferi per riportare in vita la propria compagna, a condizione però di non voltarsi mai a guardarla fino a che non saranno nuovamente sulla Terra e di non rivelarle questo divieto. Nel secondo atto, viene quindi descritta la discesa agli Inferi, nel corso della quale la musica si fa tetra e veemente. Alle porte dell’Ade troviamo le Furie e gli Spettri che vogliono impedire l’ingresso a Orfeo. Questi però ha la meglio e riesce a varcare la soglia. Lentamente le presenze infernali si dileguano e la scena cambia sino a farsi serena: Orfeo è giunto nei Campi Elisi e qui gli viene portata Euridice che egli prende per mano e, senza mai voltarsi, comincia a ricondurre verso la Terra. Nel terzo atto, che descrive la risalita verso la luce, i due amanti dialogano fino a che, le domande incessanti di Euridice non convincono Orfeo a volgere lo sguardo verso di lei e, venuta meno la condizione posta da Giove, la donna muore nuovamente. Orfeo, in preda alla disperazione più cupa, intona l’aria “Che farò senza Euridice” e decide di togliersi la vita. A questo punto, la trama subisce una variazione, poiché, se nel celebre precedente monteverdiano, il dolore di Orfeo convinceva Apollo a scendere sulla Terra per condurre con sé nell’Olimpo lo sfortunato amante, qui invece gli dei si commuovono e, sempre per il tramite di Amore, gli restituiscono in vita l’amata Euridice. Un lieto fine, si deve supporre, determinato anche dalla finalità celebrativa del lavoro, per il quale un finale drammatico sarebbe stato probabilmente poco adeguato. Successivamente, nel 1769, il lavoro venne rappresentato a Parma in occasione delle nozze del duca Ferdinando con la figlia di Maria Teresa d’Austria. In quella circostanza, venne inserito nel trittico “Le Feste di Apollo” su testo di Carlo Innocenzo Frugoni e venne in buona parte riadattato per essere interpretato da un altro celebre castrato dell’epoca, il pugliese Vito Giuseppe Millico (era nato a Terlizzi). Non si trattò in realtà dell’unica revisione, dal momento che Gluck rimise le mani alla partitura in più occasioni.

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