Mousiké e il miraggio di un grande festival all'orizzonte
Questa mattina presso il centro di ricerche musicali “Casa Piccinni” di Bari è stata presentata l’ottava edizione del Festival Mousiké, che prenderà il via il 7 settembre prossimo per protrarsi sino al 6 novembre attraverso concerti tra oriente e occidente, seminari, tavole rotonde, presentazioni di libri, CD e DVD. Una manifestazione, che si avvale del sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Puglia (Assessorati al Mediterraneo e al Turismo), della Provincia di Bari (Assessorato alla Cultura) del Comune di Bari (Assessorati alla Cultura e alle Politiche Giovanili), Comuni di Bitritto e Monopoli delle Soprintendenze delle Province di Bari e di Foggia. Sono intervenuti alla conferenza stampa, tra gli altri, l’assessore al Mediterraneo Silvia Godelli, l’assessore alle Politiche Giovanili Pasquale Martino, l’assessore alla Cultura del Comune di Bitritto, Angelo Natuzzi, la presidente dell’omonimo centro studi Mousiké Patrizia Gesuita, il direttore artistico Dinko Fabris (nella foto) e la dirigente dell’assessorato alla Cultura del Comune di Bari Annamaria Colafati.
“Il Festival - ha ricordato la Gesuita – parte quest’anno con un po’ di ritardo rispetto al solito. E nonostante ciò anche questa edizione offrirà numerosi appuntamenti con eccellenti personalità artistiche.”
Si comincia il 7 settembre nell’incantevole chiostro di San Francesco alla Scarpa con SEPHARAD. Storia e storie: Canti delle Vite degli ebrei di Spagna nell’area mediterranea (XIII-XVII sec.), un raffinato concerto a tema curato ed eseguito dal noto Ensemble Sarband, diretto da Vladimir Ivanoff. All’Ensemble, come ha ricordato Dinko Fabris, è stato assegnato il Premio Mousiké di quest’anno.
Da non perdere poi la serata del 12 settembre che vedrà al Teatro Piccinni l’allestimento del capolavoro di Niccolò Piccinni “La Cecchina o sia La Buona Figliola”. Allestimento significativamente in coproduzione tra la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, Il Conservatorio di Bari e la Northwestern University di Chicago. Un progetto Cecchina che nasce nel centenario goldoniano e che sarebbe dovuto approdare prima a Bari e poi in trasferta a Pechino, come ha detto Fabris, proprio perché l’opera di Piccinni, andata in scena a Roma nel 1760, ebbe ben 300 rappresentazioni prima del 1800 in molte parti del mondo, tra cui Russia e appunto Cina. “Avevamo pensato addirittura di chiamare il grande violoncellista Yo-Yo Ma per coronare il progetto di Mousiké in cammino verso la via della seta, come avevamo preannunziato lo scorso anno, ma il budget è stato purtroppo inferiore alle attese.” Anziché pertanto una Cecchina in “salsa cinese” sarà una Cecchina “all’ americana”, con un cast di giovani e bravi – assicura Fabris - cantanti e musicisti americani e italiani. Un’operazione che oserei definire “spoletina”, con la speranza che questa collaborazione tra Bari e Chicago porti (magari) in un prossimo futuro la nostra città ad ospitare una delle più grandi orchestre del mondo. Un sogno dal nome glorioso, quello della Chicago Symphony Orchestra.
Un altro appuntamento di prestigio sarà poi il 3 novembre nel castello comunale di Bitritto con il flautista svedese Dan Laurin (presente alla conferenza stampa), già sublime interprete lo scorso anno di un’indimenticabile serata del Festival.
Non vi elenco poi per motivi di spazio il resto degli appuntamenti musicali e culturali che animeranno intensamente la presente edizione del festival. Ci tornerò con calma nelle prossime occasioni. Mi piace invece, in conclusione, sottolineare che un domani (si spera non troppo lontano) con i teatri e contenitori “culturalmusicali” della città tutti a disposizione – Petruzzelli, Margherita e Auditorium “Nino Rota” in primis – Bari potrà finalmente attrezzarsi per un festival teatrale e musicale di rilievo internazionale, dotato di quel budget importante così giustamente agognato da Dinko Fabris.
Certo, ci vorrebbero maggiore attenzione, maggiore sensibilità culturale e musicale da parte dei nostri amministratori (il bravo assessore regionale Silvia Godelli è purtroppo solo una mosca bianca o, se preferite, un’eccezione in un panorama semplicemente avvilente) e soprattutto da parte della nostra troppo spesso indifferente imprenditoria privata.
Se in città e realtà europee più piccole di Bari, come Lucerna e Salisburgo, ogni anno si muovono parecchi quattrini pubblici e privati (nell’ordine di decine di milioni di euro) per realizzare manifestazioni di assoluto prestigio mondiale, il merito va, sia chiaro, oltre che ad una consolidata tradizione storico-culturale anche ad eccellenti amministratori e ad illuminate aziende come il Credit Suisse, la Siemens, Nestlè, Rolex, e tante altre, che hanno scelto di investire significative risorse nella grande musica.
A Bari e in Puglia questo non accade, fatta eccezione per il festival della Valle d’Itria di Martina Franca, non solo perché non abbiamo alle spalle giganti economici come quelli appena citati, ma perché manca la giusta apertura mentale verso le sfide culturali più autentiche ed ambiziose. Si preferisce invece investire risorse, anche ingenti talora, sui cosiddetti eventi o presunti festival (talora di bassa, bassissima qualità) dei soliti noti. Sì proprio quelli di un giorno o una settimana al massimo…
Si spera allora che un festival come il Mousiké possa invece crescere compiendo ulteriori passi in avanti e attrezzandosi magari per diventare una manifestazione di riferimento nel panorama nazionale.
Lo dico da anni e non mi stancherò mai di ripeterlo: Bari si merita un Maggio Musicale (come Firenze) o un Settembre Musica (come Torino, da quest’anno insieme a Milano) coi fiocchi. Che aspettiamo allora a..."regalarcelo"?
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