Caloroso successo per Leonora Armellini al Piccinni di Bari
Quando hai di fronte una ragazza di appena quindici anni che suona il pianoforte con tale disarmante tecnica e al contempo così invidiabile naturalezza, non puoi non applaudire con stupore, calore, entusiasmo, non puoi non pensare all’intenso percorso di studi già alle spalle che in poco tempo l’ha così fortificata e le ha regalato una straordinaria disinvoltura di fronte ai temibili 88 tasti.
Dinanzi a Leonora Armellini (nella foto), giovanissima pianista padovana che ha iniziato a studiare musica ad anni quattro e si è diplomata in pianoforte a dodici (sic!) non puoi che toglierti, per dirla con i francesi, il cappello. Ieri sera lei era a Bari al teatro Piccinni per un recital di taglio squisitamente romantico, nell'ambito della stagione della Camerata Musicale Barese. Dal Beethoven della Sonata op. 26 in la bemolle maggiore, con quel suo iniziale tema con variazioni che tanto ricorda i sublimi improvvisi schubertiani, al funambolico “Carnevale di Vienna” di Schumann, dalle eteree poetiche linee melodiche delle 6 romanze op.19 di Felix Mendelssohn-Bartholdy all’ “Andante spianato e Grande Polacca brillante” op. 22 di Chopin...Senza poi dimenticare il Rondò capriccioso op. 14 dello stesso grande Felix, eseguito con stupefacenti leggerezza e agilità. Che dire? Tecnica a parte - Corea e Giappone pullulano infatti di pianisti impressionanti della stessa età di Leonora - dell’Armellini ha sorpreso soprattutto la maturità dell’approccio interpretativo al pianismo romantico tedesco, scavato infinite volte dai grandi pianisti del passato e del presente. Con gli anni imparerà anche ad “abbandonarsi” di più in quei passaggi che espressamente lo richiedono e a "respirare" (sempre, non solo a tratti) con la musica che esegue. In fondo ha solo quindici anni…Ma ci pensate? Il concerto è stato preceduto da una puntuale guida all'ascolto di Adriana De Serio.
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