blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

mercoledì, novembre 26, 2008

Ieri sera a Bari prima esecuzione italiana de "La légend de Sainte Cècile" di Bouchor e Chausson

La vicenda di Santa Cecilia, martire cristiana vissuta tra il II e il III secolo e martirizzata a Roma quasi certamente sotto Papa Urbano è narrata nella "Passio" (V-VI secolo), una biografia leggendaria priva peraltro di un tangibile fondamento storico. E proprio a Santa Cecilia e al dramma in versi, diviso in tre brevi atti da Maurice Bouchor (poeta e drammaturgo attivo a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento) musicato dal compositore francese Ernest Chausson, era dedicata l’inaugurazione della XIV stagione 2008-2009 dell’ensemble cameristico Collegium Musicum di Bari diretto da Rino Marrone. Si trattava di una prima esecuzione italiana, quella svoltasi ieri nella consueta cornice del Cineteatro Kursaal Santalucia del capoluogo pugliese. La Légende de Sainte Cécile op. 22 andò in scena, pare con successo, per la prima volta a Parigi al Petit – Théâtre des Marionettes della Galerie Vivienne il 25 gennaio del 1892. A Bari l’esecuzione era però in una nuova versione narrativa in italiano appositamente curata da Ida Porfido. Il Collegium Musicum si è presentato con un folto organico di archi, oltre ad arpa, celesta e percussioni. L’impressione, almeno a caldo, del lavoro presentato per la prima volta in Italia non è stata francamente delle più favorevoli. Certo, la musica di Chausson possiede un suo fascino indubbio nella sua connaturata delicatezza espressiva, nelle raffinate nuances melodiche in bilico tra Bizet, Massenet, l’impressionismo nascente in quegli anni e soprattutto la decisiva influenza wagneriana (presenti, infatti, nel lavoro alcuni evidenti leit-motiv). A me, personalmente, ha ricordato molto nello stile e nelle atmosfere misticheggianti “La demoiselle élue” (la fanciulla eletta) che Debussy compose nel 1887 su testo di Rossetti pochi anni prima. Ma mentre quell’opera è davvero il primo colpo di genio di un grande compositore, qui prevale una certa ripetitività espositiva. Il testo narrativo è anch’esso, benché non conosca l’originale poetico di Bouchor, un po’ banale e poco comunicativo. In verità, tra le stimolanti inaugurazioni del Collegium Musicum che abbiamo seguito in questi anni, questa c’è parsa una delle meno persuasive. Ciò non toglie a Rino Marrone e ai talentuosi giovani del Collegium Musicum di aver dato vita ad un’esecuzione esemplare, priva della benché minima smagliatura, in questo sensibilmente coadiuvati dalle prove attoriali di Teresa Ludovico e Saba Salvemini, del Coro femminile “Modus Novus” diretto da Luigi Leo e naturalmente della brava Amelia Felle nei soli due momenti in cui è stata impegnata (Cantique de Cécile e nella scena finale con il Coro degli angeli).

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