"La Governance dello spettacolo dal vivo: un interessante dibattito a margine del nuovo libro di Pamela Palmi" di Giulio Loiacono
"Come superare l’ ossimoro tra l'efficienza, l'economicità, la redditività, la produttività aziendale ed il mondo dello spettacolo? È solo ghiaccio bollente o vi è, in effetti, un rimedio per cercare di conciliare questi due mondi apparentemente così distanti tra loro? A questi complessi interrogativi hanno cercato di fornire una risposta i partecipanti all’interessante incontro, svoltosi ieri pomeriggio nel foyer del Teatro Petruzzelli. L’occasione è stata offerta dalla presentazione dell’ultimo libro della Prof.ssa Pamela Palmi ("La Governance dello spettacolo dal vivo", appena pubblicato dalla casa editrice Cacucci di Bari),a cui hanno partecipato, oltre all’ autrice, il Dott. Salvo Nastasi, capo di gabinetto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, il Prof. Severino Salvemini, della Bocconi di Milano, uno dei massimi esperti a livello nazionale di economicità nello spettacolo, e il Dott. Alessandro Laterza, presidente di Confindustria Bari, nonchè delegato della stessa per la cultura a livello nazionale. L’incontro è stato moderato da Maddalena Tulanti, vicedirettore del Corriere del Mezzogiorno. L’ argomento, di pressante attualità, data la stretta voluta dal Ministero del Tesoro su tutti i capitoli di spesa in vista della prossima Legge Finanziaria, ha messo in luce come vi sia l'esigenza di ricorrere ad ulteriori ed innovativi processi e modalità di finanziamento di tutte le attività delle varie fondazioni lirico-sinfoniche, presenti nel nostro territorio, che dovrebbero (purtroppo, mai come in questo caso il condizionale è d'obbligo) vedere i privati come gli autentici nuovi protagonisti e motori d'azione dei suddetti enti. Nel corso dell’incontro è emerso come, ad eccezione di due soli poli, entrambi presenti al Nord, ossia il Teatro alla Scala di Milano e la Arena di Verona, capaci da soli, quasi di autofinanziarsi, pur godendo altresì di copiosi finanziamenti pubblici, il resto del panorama delle fondazioni è attraversato dal demone dei debiti e dalla conseguente paura di non mettere più nulla (o quasi) “in cartellone”. La situazione più grave, dal punto di vista dell’indebitamento, è quella del teatro Carlo Felice di Genova, ma anche altre fondazioni (che pure hanno registrato significativi incrementi nel numero degli spettatori, quali il S.Carlo di Napoli appena rientrato da una fase di commissariamento, il quale ha più che raddoppiato le cifre annue) non versano decisamente in buone acque dal punto di vista finanziario, tanto da rischiare di appendere presto il cartello “chiuso” fuori dai teatri. Altre fondazioni, quelle presenti nelle Regioni a statuto speciale (ed il pensiero corre al caso siciliano ed al Teatro Massimo di Palermo), godono, da parte dei soci enti locali, di abbondanti prebende pubbliche, i quali, se ne permettono la vigenza e la tenuta del cartellone, anche prestigioso, non tengono lontano, anche lì, queste realtà dal rischio della perdita economica e di bilancio. Sul tema, assai spinoso, del come finanziarsi si è sviluppato il dibattito tra i partecipanti all’ incontro; molte sono state le soluzioni proposte (da una più ampia defiscalizzazione delle attività spettacolari live, sul modello del tax credit di cui gode la produzione cinematografica, soluzione caldeggiata dal Dott. Nastasi, alla partecipazione diretta dei privati, sino alla semplice sponsorizzazione dei singoli eventi in programma), tanti gli spunti di riflessione emersi. Alla politica ed alla classe dirigente tocca dare, ora, delle risposte efficaci. Certo, per tornare all’inizio, i concetti di economicità, redditività e produttività dovranno per forza di cose entrare nella mente e nel cuore di tutti gli operatori dello spettacolo dal vivo, in modo da rafforzare (anche) nella mente degli artisti e di chi li deve gestire un concetto di utilità economica diffusa, oltre che del successo personale del proprio spettacolo" GIULIO LOIACONO
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