blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

martedì, febbraio 07, 2012

Fabio Luisi dirige l'Orchestra e il Coro dell'Accademia di Santa Cecilia nel "Libro dei sette sigilli" di Franz Schmidt

Nell'Austria degli anni '30, ancora profondamente turbata dal cataclisma che con la fine della Prima Guerra Mondiale spazzò via il "Mondo di Ieri" dell'Impero Asburgico, la vita musicale oscillava tra le avanguardie dodecafoniche e un estenuato tardo-romanticismo post mahleriano, entrambi espressione del tormento di una città che, come Vienna, manteneva saldamente un ruolo centrale nella vita culturale della mitteleuropa. Franz Schmidt, carismatico insegnante di composizione e stimato compositore di due opere e quattro sinfonie, pur ammirando Schönberg e Berg, che a loro volta ne ricambiavano con rispetto la stima, fu tra coloro che preferirono adottare un linguaggio riconoscibile come derivazione dei grandi modelli del passato, quali Brahms e Bruckner. Il suo capolavoro più riuscito e complesso è senz'altro il gigantesco e ambizioso oratorio per soli, coro e orchestra "Il Libro dei Sette Sigilli", tratto dalla biblica Apocalisse tradotta in tedesco da Martin Lutero, visionario e spettacolare come un kolossal cinematografico in 3-D, finalmente tornato in repertorio dopo l'oblio che nel secondo dopoguerra toccò a tutti quei compositori che non avendo abbracciato l'audacia dei linguaggi modernisti godettero dei favori del regime nazista.

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