blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

venerdì, settembre 28, 2007

Zoltan Pesko ed Emanuele Arciuli insieme per Bartok

Sarà dedicato a brani di Brahms, Bartok e Dvorak il prossimo concerto dell’ Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari, diretto dal celebre maestro ungherese Zoltan Pesko, in programma mercoledì 3 ottobre alle ore 21.00 presso l’Hotel Sheraton Nicolaus di Bari (i biglietti saranno in vendita solo la sera del concerto presso l’Hotel Sheraton di Bari. Info: 080.5412302 – 291. Lun. – Ven.: ore 8.30 – 14. Mar.: ore 15 – 18). La serata si apre con l’esecuzione delle Danze Ungheresi n. 1, 2, 3 di Johannes Brahms (1833 - 1897).Brahms si avvicinò da giovane al folklore musicale ungherese grazie alla sua frequentazione con il violinista magiaro Eduard Reményi e rimase profondamente affascinato dallo spirito fiero e al contempo malinconico di quelle melodie. Fu così che decise di rielaborarne diverse, arricchendone ovviamente le armonie. Le ventuno Danze Ungheresi furono raccolte in quattro distinti libri, il primo dei quali, per pianoforte a quattro mani, venne completato nel 1869, mettendo assieme un certo numero di pezzi composti da Brahms in vari momenti fra il 1850 e il 1860; il secondo libro, scritto per pianoforte solo, risale invece al 1870, mentre gli ultimi due, pubblicati nel 1880 tornano a rivolgersi alla formula del pianoforte a quattro mani. La popolarità raggiunta da queste composizioni, indusse Brahms, ma successivamente anche altri compositori (per tutti Dvorak) a curarne delle trascrizioni orchestrali. Brahms in persona curò la trascrizione delle danze n. 1, 3 e 10. Seguirà il Concerto per pianoforte e Orchestra n. 3 di Bela Bartok (con solista d'eccezione al pianoforte Emanuele Arciuli). Questo concerto è l’ultima opera di Bartok ed è stato composto nel 1945 negli Stati Uniti. Ci troviamo di fronte a una composizione radicalmente diversa dai due precedenti Concerti dei quali non possiede né la scrittura virtuosistica, né il taglio moderno e a suo modo aggressivo; si direbbe piuttosto che si tratti di un’opera che aderisce perfettamente ai modelli e alle forme della grande tradizione e persino gli elementi ritmici e melodici della musica popolare ungherese, pur presenti, ci appaiono meno pronunciati. Bartok compose questo Concerto per sua moglie, la pianista Ditta Pasztory ed è proprio in questa dedica che alcuni hanno trovato la giustificazione della sua minore complessità – malgrado la Pasztory fosse un’interprete dalle buone qualità tecnico interpretative – quasi di un suo taglio più “femminile” che si traduce in atmosfere più calde e di pacata distensione. Per inciso, va anche detto che Bartok morì prima di ultimare l’opera: le ultime diciassette misure del movimento conclusivo sono infatti state aggiunte dal suo amico ed allievo Tibor Serly. In questa versione definitiva, il Terzo concerto venne eseguito per la prima volta a Philadelphia nel 1946 con Gyorgy Sandor al pianoforte ed Eugene Ormandy a capo della Philadelphia Orchestra. La serata si conclude con l’esecuzione della Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di Antonin Dvorak. Eseguita in “prima” a Praga il 2 febbraio del 1890 sotto la direzione dell’autore, l’Ottava sinfonia fu composta fra il settembre e il novembre del 1889 ed è caratterizzata da un’atmosfera particolarmente serena, quale doveva essere anche quella di Vysoka, il villaggio in cui Dvorak lavorò alla partitura. Si può dire che, alla pari di opere quali la Quinta sinfonia e il trittico “Natura, vita e amore”, anche l’Ottava esprima la meraviglia dell’uomo al cospetto della natura.

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