Il Triplo Concerto di Beethoven domani sera allo Sheraton Nicolaus con l'ICO di Bari diretta da Domenico Longo
Martedì 29 settembre alle ore 21.00 presso lo Sheraton Nicolaus di Bari l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari si esibirà in un concerto diretto dal maestro Domenico Longo e con solisti Francesco Mezzena (violino), Stefano Giavazzi (pianoforte) e Nicholas Jones (violoncello). (I biglietti saranno in vendita la sera del concerto presso lo stesso Nicolaus al costo di 4 euro). In programma brani di Beethoveen e Witt. La serata si apre con l’esecuzione de “La consacrazione della casa”, ouverture in do maggiore op. 124 di Ludwig Van Beethoven (1770 – 1827). Ultima delle musiche di scena composte da Beethoven, questa ouverture fu scritta nel settembre del 1822 in occasione della riapertura del Josephstädter Theater di Vienna e fu successivamente pubblicata nel 1825 con una dedica al principe Galitzine. Il 3 ottobre del 1822 – giorno del compleanno dell’imperatore d’Austria – l’ouverture fu eseguita in occasione della messa in scena di una parafrasi de “Le rovine d’Atene” di Kotzebue, lavoro teatrale per il quale Beethoven aveva scritto le musiche di scena una decina d’anni prima. Sarà, poi, la volta dell’esecuzione del Triplo concerto per violino, pianoforte, violoncello e orchestra in do maggiore op. 56. Composto tra il 1803 e l’anno successivo, il Triplo concerto venne eseguito per la prima volta a Vienna nel 1807 e fu dedicato al principe Lobkowitz, grande benefattore di Beethoven. Quest’opera rappresenta un tentativo interessante di conciliare in una nuova forma lo stile – molto in voga nella Vienna di quegli anni – dei trii di musica da camera, quello dell’antico Concerto Grosso nel quale si era soliti far dialogare un gruppo di strumenti con tutto il resto dell’orchestra e infine quello del concerto per strumento solista, allargandolo a più protagonisti. Nella seconda parte l’Orchestra eseguirà la “Jena Symphony” in do maggiore di Friedrich Witt (1770 – 1836). La cosiddetta “Jena Symphony” fu per un certo periodo attribuita a Ludwig Van Beethoven e fu scoperta nel 1909 da Fritz Stein negli archivi di una società di concerti di Jena, città tedesca del distretto della Thuringia, dalla quale la composizione prese il nome. Fu Stein ad attribuirla a Beethoven ed è con questa paternità che l’opera venne edita per la prima volta nel 1911 per i tipi dell’editore Breitkopf und Haertel. In realtà, successivamente, la Sinfonia è stata correttamente attribuita al violoncellista e compositore tedesco Friedrich Witt, coevo del Grande di Bonn. Stein ritenne di aver individuato nella composizione alcuni stilemi tipici della scrittura giovanile di Beethoven e pertanto, al fine di trovare una conferma della sua attribuzione, lì enucleò indicandoli come degli indizi inequivocabili. A confortare la propria teoria, Stein addusse inoltre una lettera in cui Beethoven raccontava come, prima di comporre la sua Sinfonia n. 1, avesse cercato di scrivere una sinfonia nella tonalità di do maggiore, modellandola sulla Sinfonia n. 97 di Haydn, alla quale guardò lo stesso Witt nel comporre la propria opera. Successivamente, però, il musicologo H. C. Robbins Landon trovò un’altra copia della composizione nell’archivio dell’abbazia di Gottweig che però stavolta recava la firma del suo vero autore. Più d’uno studioso ha considerato questa composizione molto prossima al plagio, per le sue numerose similitudini con il succitato modello di Haydn.
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