blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

mercoledì, dicembre 28, 2011

Il grande Roberto Cappello incanta il pubblico dell'Agimus di Mola di Bari

Il teatro van Westerhout di Mola di Bari è una bomboniera raccolta ed elegante dall'acustica un po'secca ma egualmente efficace. Ospite dell'ammirevole associazione Agimus "Giovanni Padovano", nella fiorente cittadina a pochi chilometri dal capoluogo pugliese, è stato ieri il celebre pianista salentino Roberto Cappello, uno dei massimi interpreti lisztiani al mondo. Giunto a festeggiare proprio in questo 2011, dedicato al bicentenario della nascita di Franz Liszt, i suoi luminosi quarant'anni di carriera. Il sessantenne Cappello è diventato dallo scorso anno direttore del Conservatorio "Arrigo Boito" di Parma, ma non ha certo per questo rinunciato a studiare e suonare, oltre a tenere accorsate maesterclasses. Nel 1976, dopo la sua significativa affermazione al "Maria Canals" di Barcellona (1974) gli fu assegnato il Primo Premio al prestigioso Concorso "Ferruccio Busoni" di Bolzano, quando erano ben venticinque anni che non veniva assegnato ad un italiano. Da lì una carriera che l'ha visto esibire il suo straordinario talento in tutto il mondo. Cappello non è mai stato, va detto, un personaggio da star system, mantenendo sempre un profilo umano vagamente introspettivo e di rara signorilità. Ci chiediamo, infatti, ancora oggi come mai etichette prestigiose come la Deutsche Grammophon e la Decca - di un tempo ormai andato - non gli abbiano mai proposto di incidere per loro. Ieri sera a Mola ci ha regalato un programma dal taglio originalissimo: "Il canto del cigno", l'ultimo ciclo liederistico di Franz Schubert, nella trascrizione per solo pianoforte di Franz Liszt. Un viaggio spirituale, autenticamente romantico dove delle vibrazioni talora enfaticamente virtuosistiche del compositore ungherese, c'era poco o nulla. Cappello ha eseguito con eleganza di tocco, coinvolgente lirismo e fremiti appassionati i quattordici numeri del bellissimo ciclo schubertiano, senza soluzione di continuità e soprattutto senza la minima interruzione da parte dell'impeccabile pubblico molese, sempre attento e concentrato nell'ascolto. Alla fine tutti in piedi e profondamente grati ad applaudire questo grande Artista che ha saputo in quarant'anni onorare la sua schietta pugliesità nel mondo. Infine, due bis sublimi, restituiti dal Maestro con classe cristallina, come l'"Ave Maria" di Schubert ed il "Widmung" di Schumann in altrettante splendide trascrizioni lisztiane.

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