blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli

lunedì, settembre 05, 2011

Diario da Lucerna: dal sublime Hagen Quartett ai favolosi Berliner con Simon Rattle

E' sempre difficile descrivere per un appassionato di musica, ancor prima che umile cronista, quello che si prova nell'ascoltare quattro giornate (quasi) consecutive di concerti straordinari. Esperienze del genere segnano la vita, divenendo solchi incancellabili della memoria. Per me è stato così quando già nel 1978 (appena quindicenne) ascoltai dal vivo, accompagnato da mio padre a Salisburgo, la Terza Sinfonia di Gustav Mahler con i Wiener Philharmoniker diretti da Claudio Abbado e l'Ottava di Bruckner con il già mitico Herbert Von Karajan. L'incantesimo si rinnovò regolarmente nei mesi estivi degli anni successivi quando ebbi la fortuna di seguire numerosi concerti estivi alla Royal Albert Hall di Londra ed ancora al Festival di Salisburgo, con i maggiori interpreti e le migliori orchestre di quegli anni. Nel 2003 poi vi è stata la personale scoperta di Lucerna e del suo accecante, per non dire lussureggiante festival, tanta e tale era ed è la qualità delle sue serate. L'appuntamento da allora si è rinnovato per tre volte negli anni successivi, ma è stata l'impressionante "quattro giorni" dal 28 al 31 agosto di quest'anno a segnarmi più di ogni altro evento in precedenza seguito in oltre trentacinque anni di frequentazioni musicali. Ascoltare, infatti, dal vivo in una sala dall'acustica pressochè perfetta come la "Salle Blanche" del KKL di Lucerna, un Quartetto di meritata fama internazionale come l'Hagen Quartett, due concerti della fenomenale Chicago Symphony Orchestra diretti dal nostro Riccardo Muti ed infine, i Berliner Philharmoniker con il loro Maestro Sir Simon Rattle, non poteva che essere un'esperienza unica oltre che colma di emozioni indescrivibili. Questo certo non capita all'abbonato annuale della Chicago o dei Berliner che al livello stratosferico delle sue orchestre è (beato lui!) abituato, ma a me sì, proprio per l'eccezionalità di ascoltare quattro concerti così intensi e coinvolgenti in soli quattro giorni. In Italia, oltretutto, una tale concentrazione di grandi orchestre e direttori di fama mondiale in poche settimane e nello stesso luogo, è praticamente impossibile. Persino il festival di Salisburgo ha ridotto, in tempi peraltro di crisi economica globale, la Cameristica e la Sinfonica di parecchio rispetto ai tempi gloriosi di Karajan. Nella ricca Lucerna pare invece che la crisi economica quasi non ci sia, tutto in verità, costa tanto, troppo, il franco svizzero è moneta forte e veleggia ormai alla pari dell'euro, e sono proprio le tasche dei turisti italiani a risentirne in misura maggiore. E poi il Festival è una risorsa davvero importantissima per l'economia locale. In fondo se ci si pensa, con i suoi 60 mila abitanti la ridente cittadina svizzera, incorniciata dalle Alpi, oltre che adagiata sullo spettacolare lago dei Quattro Cantoni, potrebbe essere replicata da altrettanti bellissimi paesi italiani, e invece così non è. Cosa dire nel dettaglio dei concerti ascoltati? Impressionante, commovente l'Hagen Quartett nelle sublimi, aeree interpretazioni di due capitali pagine cameristiche di Beethoven (i Quartetti op. 131 e op. 135 di Beethoven); sconvolgente poi, come già accennato, la Chicago Symphony, soprattutto per chi non l'abbia mai ascoltata dal vivo, ma solo in disco: una macchina sonora potente e duttilissima, precisa e debordante; violini di seta, contrabbassi di velluto, violoncelli caldissimi, ottoni imbattibili nella loro corposa, irresistibile rotondità. Muti è invece assai leggero ed essenziale nel gesto e si lascia trascinare di rado, anche perchè non ce ne sarebbe bisogno con questi straordinari solisti in grado di suonare ad occhi chiusi con eleganza e nitore indicibili. La Quinta Sinfonia di Shostakovich, "Aus Italien" e "Morte e trasfigurazione" di Richard Strauss, la Sinfonia in mi bemolle maggiore di Hindemith costituiscono, va detto, test di rara attendibilità per decretare che in questo momento la Chicago Symphony ha ben pochi, credibili rivali nel mondo. Persino i Berliner, che sono indubbiamente tra quelli e che ho ascoltato il giorno seguente, nella stessa sala, affrontando la pur complessa, ma notoriamente meno spumeggiante delle sue consorelle mahleriane, Settima Sinfonia sotto la bacchetta di quello straordinario virtuoso che è Sir Simon Rattle, hanno convinto un filino meno. Sia chiaro però, parliamo di differenze quasi impalpabili e impercettibili, perchè con loro siamo già sull'Everest della Musica e non vorremmo mai scendere a valle. Il problema è che i sogni (anche quelli vissuti ad occhi e soprattutto ad orecchi aperti) finiscono, e a valle poi ci devi tornare per forza...Andate a Lucerna e non ve ne pentirete!

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