Domani l'attesa elezione del nuovo Direttore del Conservatorio di Bari
Sono tre i candidati, oltre all’uscente, il maestro Marco Renzi, che domani si contenderanno, salvo poi eventuale ballottaggio, la carica di Direttore del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari. Si tratta dei maestri o professori, se preferite (considerato che il Conservatorio ha assunto a seguito della famigerata riforma Moratti una connotazione che lo mette a pieno titolo sullo stesso piano delle normali università), Enza Patrizia Iannone, Massimo De Bonfils e Nicola Scardicchio. Tutti e tre, senz’ombra di dubbio, specchiati docenti ed eccellenti artisti. Non vorrei entrare nel merito delle tre relazioni programmatiche che mi sono giunte via e-mail dagli “sfidanti” di Renzi (ma purtroppo non da quest’ultimo). Certo è che ad una voce i tre chiedono che le cose cambino sul serio in Conservatorio. Sulla rivista on line “Cannibali” – http://www.cannibali.it/ potete leggere, per esempio, tre interviste parallele ai suddetti candidati curate da Enzo Garofalo, mentre Marco Renzi che per ben diciotto anni ha comunque retto le sorti della massima istituzione musicale pugliese, al momento si è sottratto a pubbliche dichiarazioni e riflessioni di sorta sul tema. Chi scrive non ha mai frequentato il Conservatorio barese nè come alunno, né come allievo, ma ne ha seguito con attenzione le attività che vi si svolgevano in qualità di giornalista e critico musicale. Soprattutto all’interno di quella importante struttura, da oltre quindici anni, abbandonata a sé stessa che era ed è, sino a prova contraria, l’auditorium dedicato al grande Nino Rota (figura musicale di riferimento mondiale che, com’è noto, per ben trent’anni diresse proprio il conservatorio barese). Chi segue il mio blog dall’inizio sa bene come la penso. Più volte mi sono espresso in termini negativi proprio sull’inerzia da parte degli amministratori (politici e non) in ordine ai da troppo tempo auspicati lavori di ristrutturazione dell’auditorium, come anche sullo stato fatiscente e ormai inadeguato alle attuali esigenze didattiche e formative dello storico immobile adibito a Conservatorio. Fossimo in Francia o in Germania, statene certi, si sarebbero rapidamente trovati i quattrini per costruirne uno nuovo di zecca, moderno e tecnologicamente avanzato, se non altro per rispondere appieno alle assai rinnovate esigenze di docenti ed allievi. Purtroppo così non è. E si andrà avanti per molto tempo ancora (ma quanto?) con le solite italianissime soluzioni tampone. Ci saranno probabilmente le nuove aule promesse dall’on.le Nando Dalla Chiesa, mentre non si sa ancora quando inizieranno i benedetti lavori per l’Auditorium, ratificati e protocollati in “pompa magna” dal ministro Mussi in una conferenza stampa a Bari non più di un anno fa. Ricordo che i giornali titolarono il giorno dopo l’annuncio del ministro: “l’auditorium sarà pronto entro il 2008.” Si è trattato allora, come sempre, di sterili e demagogiche chiacchiere? Dov’è il cantiere? Dove sono gli operai e le impalcature al lavoro? Di questo passo, ritengo a ragione, rivedremo l’auditorium aperto e funzionante non prima del 2010. Insomma, di problemi e gatte da pelare per il nuovo direttore ce ne saranno un bel po’. Mi auguro che chi vincerà l’aspra contesa sappia se non altro fare meglio di chi l’ha preceduto e soprattutto doti il conservatorio di una maggiore visibilità all’esterno. Che sia insomma un’istituzione viva e davvero partecipe della realtà cittadina e regionale. L’idea proposta dal maestro Nicola Scardicchio di organizzare una stagione sinfonica dell’Orchestra del Conservatorio e magari (perché no?) promuoverne una parallela di musica cameristica, offerta alla città dagli eccellenti docenti di cui dispone, mi sembra già un punto di partenza significativo. Milano e Torino da questo punto di vista sono, come sa bene il maestro Scardicchio, lontane anni-luce da Bari. E serve a poco snocciolare cifre del tipo: “Siamo il conservatorio più popoloso d’Italia!”,senza poi aggiungere “ma anche tra i più sgangherati, quanto ad accoglienza, strumenti didattici, e servizi (possibile che per esempio non ci sia nemmeno un bus navetta dell’AMTAB che arrivi dal centro cittadino sino al Conservatorio?)”. L’idea diffusa soprattutto tra i giovani è che il Conservatorio sia al pari di un monastero di clausura o un convento, qualcosa di inaccessibile e lontano dalla realtà cittadina. Idea che andrebbe smentita da fatti nuovi e concreti. E sono proprio quelli, i FATTI, che chi scrive vorrebbe finalmente vedere realizzati nero su bianco - senza sterili chiacchiere - nei prossimi tre anni, dal nuovo direttore e dal consiglio accademico del Conservatorio barese.
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