Nuova tournèe in Giappone della Società dei Concerti di Bari
blog di informazione e critica musicale a cura di Alessandro Romanelli
Slava non c'è più. E' volato via con le sue magiche ali verso la libertà più autentica, più vera in quella Filarmonica del Paradiso dove avrà il suo posto (meritatissimo) da primo violoncello. Sì, è proprio così, Rostropovich è morto qualche giorno fa. Ho numerosi ricordi legati a lui, ma li tengo per me. E' stato - senza forse, senza ma - il più grande violoncellista del Novecento, uno dei più grandi musicisti-interpreti (anche eccellente direttore d'orchestra e pianista: non dimentichiamolo!) di tutti i tempi. In questi ultimi due giorni ho letto i necrologi, i "coccodrilli" sui giornali, ho riascoltato e visto alcune sue memorabili interpretazioni. E' stata una grave perdita non solo per la cultura musicale, ma per l'umanità intera. Prima di essere uno straordinario solista acclamato in tutto il mondo, infatti Rostropovich è stato un Uomo immenso, baciato da Dio, non sempre amato dagli uomini. Nel 1989 era sotto il Muro di Berlino che inesorabilmente si sgretolava sotto i picconi di una Nuova Era del mondo e con il suo strumento ha regalato la gioia inesprimibile di quel momento storico di libertà. Grazie Slava! Ora non resta che serbarne memoria e trasmetterne la grandezza, i valori che ha rappresentato a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, ai giovani di oggi, alle generazioni di domani. Intanto un angelo, che in vita tutti chiamavano "Slava", lassù suonerà per noi. Per sempre.
Il prof. Corrado Roselli (nella foto), apprezzato violinista e docente del Conservatorio “Nicolò Piccinni”di Bari è stato invitato dal celebre Maestro Bruno Giuranna, presidente dell' E.S.T.A. (European String Teachers Association) a tenere il prossimo 2 maggio nell'ambito del 35° Congresso Internazionale dell'E.S.T.A., una relazione sulla grande violinista di origini pugliesi Gioconda De Vito (nacque infatti nel 1907 a Martina Franca), di cui il prossimo 26 luglio si celebra il centenario della nascita. Informazioni ulteriori sul sito: http://www.estacremona2007.org/
Domenica 29 aprile, presso la Sala Comunale del Municipio di Gessate (Mi), alle ore 16,30, avrà luogo la cerimonia per la consegna del 1° Premio lirico de “La Martesana”, promosso dall’Associazione Musicale Harmonia, (realtà musicale molto attiva a Gessate e nell’est milanese) e dal quotidiano online Operaclick ed intitolato al Naviglio Piccolo o della Martesana, il cui scavo fu iniziato da Filippo Maria Visconti nel 1443 (pare che la progettazione coinvolse anche il genio di Leonardo da Vinci) che per secoli costituì una delle principali vie d’acqua lombarde, collegando Milano al fiume Adda, transitando, appunto, per Gessate.
Destinatario del riconoscimento il tenore argentino Marcelo Alvarez (nella foto), certamente una delle voci più importanti dell’attuale panorama lirico internazionale; l’occasione è particolarmente ghiotta in quanto costituisce l’unica apparizione dell’artista in Italia nel 2007, che, data la sua generosità e simpatia, non vorrà certamente privare il pubblico di una sua esibizione. Alla premiazione farà da corona un concerto che vedrà la presenza di tre giovani cantanti che hanno già intrapreso carriere interessanti e vantano successi rimarchevoli in Italia ed all’estero: il soprano bulgaro Tatiana Chivarova, il mezzosoprano georgiano Ketevan Kemoklidze ed il basso Carlo Malinverno; al pianoforte il M° Aldo Ruggiano. Succulento il programma che comprende, tra l’altro, arie di Verdi, Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Gounod e Ponchielli. L’ingresso è gratuito, su prenotazione, fino ad esaurimento dei posti disponibili inviando i propri dati a: premiolirico@operaclick.com
Andrea Lucchesini, si sa, è un pianista importante. Lo ha dimostrato ancora una volta suonando a Bari martedì sera per la variegata stagione (siamo già a quota 65: complimenti!) della Camerata Musicale Barese. Un concerto che ha chiuso in bellezza gli appuntamenti che la storica associazione del capoluogo pugliese ha dedicato anche quest'anno, nonostante le solite mille difficoltà a reperire spazi-contenitori adeguati, alla musica classica. In programma, oltre agli annunciati Quattro Improvvisi op.90 di Schubert (nel foto-ritratto) e ai 24 preludi op. 28 di Chopin, il quarantaduenne pianista toscano ha voluto regalare al pubblico barese tre godibili Sonate di Domenico Scarlatti, che hanno, di fatto, introdotto il suo recital al Teatro Piccinni. Qualcuno ha detto e scritto che Lucchesini è sicuramente un pianista assai bravo, ma anche un po' troppo analitico e freddino. La sua è in effetti - e lo si è verificato proprio l'altra sera all'ascolto proprio degli Improvvisi schubertiani (capolavoro di intimo lirismo, sublime raccolta di "lieder senza parole") - una sorta di algida perfezione. Per carità le pagine del sommo Schubert sono state rilette con elegante profondità, ottimo gusto, ma anche con quell' olimpico distacco che lascia a volte un po' perplessi di fronte a chi, d'altro canto, lo considera addirittura erede di Arturo Benedetti Michelangeli e Maurizio Pollini. Andiamoci piano. Lucchesini suona con splendida naturalezza e certosina precisione e sembra davvero nato sullo sgabello del pianoforte, ma da lui mi piacerebbe una maggiore partecipazione emotiva e un'adesione espressiva più sincera, soprattutto quando si cimenta con pagine capitali come gli Improvvisi. Nella seconda parte, alle prese con un'altra colonna portante della letteratura pianistica come i Preludi di Chopin, il risultato mi è personalmente sembrato migliore. La straordinaria tecnica digitale del pianista toscano, unita alla sua sensibilissima, innata classe interpretativa, oltre (è probabile) ad una maggiore frequentazione con lo spartito chopiniano proposto, hanno consentito al pianista toscano di incorniciare una lettura raffinata e, al contempo, esaltante dei Preludi. Il pubblico ha risposto con gratitudine decretandogli calorosi e meritati consensi, generosamente ricambiati da ben tre bis.
Chiusura della Stagione Cameristica della “Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari”: domani venerdì 27 aprile alle 21, al teatro Kursaal Santalucia avrà luogo il concerto del giovane pianista Giuseppe Albanese (nella foto). Straordinario talento musicale, Albanese è stato di recente vincitore di importanti concorsi nazionali (tra cui il “Premio Venezia” assegnato all’unanimitá da una giuria presieduta dal Maestro Roman Vlad) ed internazionali (tra cui il primo premio assoluto nel 2003, ad appena 23 anni, al "Vendome Prize"). È stato già invitato per recitals e concerti con orchestre da autorevoli ribalte internazionali quali, tra gli altri, il Metropolitan Museum di New York, la Konzerthaus di Berlino e il Mozarteum di Salisburgo; collabora inoltre con direttori del calibro di James Conlon, Alain Lombard, Othmar Maga, Anton Nanut, Tomas Netopil, George Pehlivanian e Dmitri Jurowski. In programma ci saranno pagine che esaltano le doti soprattutto acrobatiche dei cosiddetti “pianisti-virtuosi”: Variazioni su Tema di G.P. Telemann Op. 134 di Max Reger, la Polonaise-Fantaisie Op. 61 in la bemolle magg. di Fryderyk Chopin, la Isolde’s Liebestod di Richard Wagner/Franz Liszt, L’isle joyeuse di Claude Debussy e, dulcis in fundo, La Valse di Maurice Ravel. Infotel botteghino Teatro Piccinni: 080/521.24.84.
Ieri pomeriggio, alle 15.30 dopo una lunga malattia è venuto a mancare all’età di 81 anni Carlo Maria Badini, illuminato uomo del teatro musicale e della cultura italiana. In un recente passato è stato Sovrintendente del Comunale di Bologna e del Teatro alla Scala di Milano. Chi scrive, profondamente rattristato, si unisce al dolore di tutti coloro che in vita lo amarono e ne apprezzarono le doti indimenticabili.
Intrigante appuntamento con “Una boccata d’arte” al teatro Abeliano di Bari. Domani sera, giovedì 19 aprile (alle 21.00) musica, gastronomia, fotografia e fantasia si incroceranno dando vita al tema “Afrodite in tavola”. Protagonisti naturalmente saranno i cibi afrodisiaci e l’arte erotica. Animeranno la serata, con il padrone di casa Vito Signorile, gli artisti Rachele Viaggiano, Mino Decataldo e Betty Lusito (nella foto), lo chef Peppino Berardi e il giornalista di enogastronomia, nonchè apprezzato critico musicale, Nicola Sbisà. Informazioni: Teatro Abeliano: 080.542.76.78.
Dal 19 al 24 aprile si terrà la “Settimana della cultura macedone”, promossa dall’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dal Ministero della Cultura della Repubblica di Macedonia con la collaborazione dell’Associazione Abusuan e della Fondazione Gramsci di Puglia.
L’inaugurazione si svolgerà a Bari il 19 Aprile alle ore 19,30 presso il Fortino S.Antonio nella centro storico dove è allestita fino al 24 Aprile una mostra di arte contemporanea macedone in collaborazione con il Museo di Arte contemporanea di Skopje. Interverranno il Ministro della Cultura macedone, Prof. Arifhikmet Dzemaili, già rettore della Università di Tetovo, l’Assessore al Mediterraneo Prof.ssa Silvia Godelli e l’Assessore alle Culture della città di Bari Dott. Nicola Laforgia. Il giorno 20 Aprile alle ore 22 nel foyer del Teatro Koreja a Lecce , concerto del gruppo Synthesis che sarà replicato a Bari nell’Auditorium Vallisa il 22 Aprile alle ore 21.
Il 23 Aprile alle ore 20,30 presso la Basilica dei Santi Cosma e Damiano ad Alberobello , ed il 24 Aprile alle ore 21 presso l’Auditorium Vallisa a Bari recital del soprano Vesna Gjnovska Ilkova ,prima donna del Teatro dell’Opera e Balletto di Skopje. Nella folta delegazione macedone a Bari ci saranno anche il Segretario di Stato Elizabeta Kancevska-Milevska, il direttore del Fondo per la cinematografia Boris Damovski, il direttore del Museo di Arte contemporanea di Skopje Emil Aleksiev, il direttore del Teatro albanese Osman Ahmeti, il direttore del Teatro nazionale di Bitola Cvetan Stojanovski.
Nel quadro della intensificazione delle relazioni con la Macedonia avviate dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola (nella foto) e che ha visto a Bari nell’ultimo anno il Presidente macedone Branko Crvenkovski, ed il Premier Nikola Gruevski, l’Assessore al Mediterraneo Silvia Godelli ha firmato lo scorso novembre in occasione della "Giornata del Cinema Macedone a Bari", un accordo di cooperazione culturale con il Ministero della cultura macedone. L’obiettivo della attività che si svolgerà a Bari è costruire una rete di relazioni tra i Musei, i festival cinematografici, i teatri, le Università ed i centri di produzione culturale in modo da permettere scambi e la realizzazione di iniziative comuni.
Il compositore bolognese Fabrizio Festa (nella foto), il Trio Aedòn e il percussionista Federico Poli sono i protagonisti di New Lands, prossimo appuntamento della rassegna “Passeggiate Musicali”, ideata dal maestro Vito Clemente, in programma al teatro comunale Tommaso Traetta di Bitonto giovedì 19 aprile con inizio alle 20.00. New Lands è un concerto incentrato sull’esecuzione del brano di Fabrizio Festa New lands, No borders cui si arriverà attraverso un programma ricco che spazia dalle note di Procaccino, Rota e Irrualde passando per Betta. Sul palco lo stesso Festa, sintetizzatori e live electronics, il Trio composto da Stefano Marzi, clarinetto, Gabriele Zoffoli, violoncello e Stefano Bartolucci, pianoforte e Poli alle percussioni.
"New lands, No Borders" è una composizione per clarinetto, violoncello, pianoforte, sintetizzatori, percussioni e versi di Michael Hall su supporti registrati con la voce dello stesso autore, scomparso lo scorso gennaio. Mai titolo fu più profetico: questo brano ha girato il mondo essendo stato commissionato nel 2004 dal Festival Encuentros di Buenos Aires - il più importante Festival di Musica Contemporanea dell’America Latina – nell’ambito del quale è stato eseguito nello splendido Teatro Colòn di Buenos Aires e poi a Lima (Perù), al BBK Festival di Bilbao (Spagna), all’Istituto di Cultura Italiana di Vilnius (Lituania) e in Italia al GAM di Torino, a Musica Insieme in Ateneo di Bologna, al Festival di Musica Contemporanea di Avellino, a Pavia, Padova.
Il brano parte da un’immagine - come racconta Fabrizio Festa - “Ulisse che narra la sua storia nella reggia dei Feaci” e dall’ispirazione del testo di Michael Hall che Festa immagina come espressione poetica dei pensieri di Ulisse. “D’altro canto, il musicista, come il re di Itaca, vede nelle Colonne d’Ercole un confine oltre il quale vi sono nuovi tesori di conoscenza. Superare le Colonne d’Ercole è una sfida, che, per il compositore, si concretizza in termini linguistici e sonori ed egli, dunque, sta tra il timoniere e l’esploratore. Quando scopre una terra incognita non agisce però da conquistatore. Al contrario. Impara, assimila, osserva, ascolta. Poi, scrive. Nella combinazione tra l’autonomia dell’individuo e l’oggettività materiale di ciò che trova sta la natura speciale della sua arte."
Fabrizio Festa, compositore e direttore d’orchestra, dopo una lunga attività professionale come pianista, in particolare in ambito jazzistico, incentra il suo impegno sulla composizione, colta e d’uso. Tra gli impegni più recenti la commissione di un brano, "Clouds and birds", per sassofono e pianoforte per John Harle, uno dei più bravi e famosi sassofonisti al mondo che lo ha eseguito in prima assoluta lo scorso 15 febbraio a Bologna. Tra gli impegni prossimi più importanti un nuovo quartetto d’archi su commissione dell’eccezionale Quartetto Brodsky e una nuova produzione di teatro musicale in collaborazione con lo scrittore Marcello Fois. Sue pagine sia sinfoniche sia cameristiche sono state eseguite negli Stati Uniti, in Canada, in Sud America, in Europa e in Asia. Alcuni tra i più importanti teatri italiani (Opera di Roma, Massimo di Palermo, Comunale di Bologna, Valli di Reggio Emilia) gli hanno commissionato pagine sia sinfoniche sia operistiche sia per il balletto. Il Teatro Comunale di Bologna gli ha affidato la progettazione e la programmazione di musica contemporanea (d’uso e d’arte) per le stagioni 2005/2006 e 2006/2007. È critico musicale e docente di Arrangiamento e Orchestrazione presso il Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna nell’ambito del corso sperimentale di Musica d’uso ad indirizzo multimediale e di Musica e Danza presso il Biennio specialistico del Dipartimento di Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) dell’Università di Bologna. E’ direttore artistico del Concorso Internazionale di Composizione “2 Agosto”, che ha sede a Bologna.
Infotel: 080 3742636
Quando Michele Puccini nel 1864 morì ad appena 51 anni, il posto di organista e maestro di Cappella del Duomo di Lucca, sino ad allora ricoperto dal defunto, venne affidato al cognato Fortunato Magi, affinché lo serbasse fino a quando il figlio di Michele “il signor Giacomo Puccini” sarebbe diventato abile a disimpegnarsi in tale ufficio. Giacomo, quando muore il padre, ha infatti appena cinque anni ed è il quinto di otto pargoli, ma è già un predestinato, avendo alle spalle ben cinque generazioni di musicisti, tutti rigorosamente organisti del Duomo della ridente cittadina toscana. La mamma affida la sua educazione musicale al fratello Fortunato, il quale però è tutt’altro che un paziente ed affettuoso come maestro. Appena il piccolo Giacomo sbaglia una nota, o peggio stona, lui è infatti lì pronto che assesta un paio di calci negli stinchi del poveretto. Chissà, pensavo mentre l’altra sera sul palcoscenico del Teatro Piccinni di Bari, si apriva il sipario sul Gianni Schicchi del Nostro, come si sarà sentito, il piccolo Giacomino, i quei momenti terribili. “Costretto” a 5 anni a diventare organista per forza come suo padre, suo nonno, suo bisnonno e via dicendo…risalendo sino al 1712, anno in cui al vertice dell’albero genealogico familiare c’era proprio un Giacomo, il primo.
Oltre a quelle botte, Giacomino subì, tra l’altro, il trauma ancor più allucinante che tutte le volte che da adulto e consacrato operista di fama mondiale, sentiva qualche cantante stonare o comunque sbagliare un paio di note, lui immediatamente avvertiva una fastidiosissima contrazione nervosa alle gambe. Il "Gianni Schicchi", si sa, è un atto unico. Cinquanta minuti di testo e musica indimenticabili. Un piccolo insuperato capolavoro di sintesi della commedia musicale che dalle prime farse della gloriosa “Scuola” napoletana arriva, cavalcando il tempo, sino al luminoso paradigma del Falstaff verdiano. Insieme a "Tabarro" e "Suor Angelica" lo Schicchi fa parte di un Trittico che andò per la prima volta in scena al Metropolitan di New York il 14 dicembre del 1918. Oggi, è sempre più raro - grandi teatri e festival a parte - che il Trittico pucciniano venga rappresentato in una sola serata. Qui a Bari la Fondazione Petruzzelli, per mano del suo attuale sovrintendente e direttore artistico Giandomenico Vaccari, ha affiancato al Gianni Schicchi un altro atto unico, “La Voix humaine” di Francis Poulenc che – almeno in apparenza - non sembrerebbe proprio un accostamento felicissimo, soprattutto da un punto di vista musicale. Eppure, attraverso una chiave di lettura di rara intelligenza, anche se non priva di qualche forzatura, Walter Pagliaro regista di entrambi gli allestimenti, ha saputo confezionare uno spettacolo di qualità. Il dittico, pur insolito nell'accostamento, diventa straordinariamente efficace nel delineare due aspetti primari dell’eterna “commedia umana”, messi in musica, va detto, da due grandi compositori, entrambi sensibili interpreti dell'animo femminile. Un punto di contatto ulteriore poi ci sarebbe: entrambe le opere si svolgono in una camera da letto, ma Pagliaro non raccoglie questa per lui evidentemente scontata dimensione narrativa e soprattutto nella "Voix humaine", la tragedia lirica in un atto di Jean Cocteau sonorizzata (è proprio il caso di dire) da Poulenc, costruisce una sorta di macabro parallelepipedo nel quale la solitaria protagonista femminile (qui interpretata dalla cantante spagnola Blancas Angeles Gulin) dà vita al suo personale psicodramma telefonico. Dall’altro capo del filo c’è un amante che vuole disfarsi di quest’amore diventato troppo scomodo e inutile, fatto com’è di sotterfugi, menzogne, ipocrisie. Non sentiamo nell’atto unico di Poulenc la voce di chi sta all’altro capo dell'apparecchio, ma possiamo cogliere dagli stati d’animo, in drammatica e crescente evoluzione della donna, quali siano le risposte e le domande che arrivano attraverso la cornetta. La musica segue il canto, talora declamato, talora fraseggiato, talora recitato come in una colonna sonora di un film di Alfred Hitchcock (pensavo a “Psycho”, per esempio) o in un Pelleas "riletto" al quadrato. Si sente progressivamente giungere il profumo della morte che invade la scena con il rosso del sangue inizialmente colante dal naso della donna e che poi invade espandendosi tutta la scena. Una dimensione scenica che si fa dunque, nelle valide intenzioni del regista, luogo-spazio della mente. La sensualissima Gulin ha interpretato con impalpabile fragilità attoriale e insieme forte, intensa personalità vocale il ruolo che fu in teatro e al cinema di Denis Duval, Ingrid Bergman, Anna Magnani, Simon Signoret. Dal canto suo il trentenne direttore d’orchestra Antonino Fogliani ha saputo restituire la “Pièce” del tandem Cocteau-Poulenc con rara chiarezza e sempre lucida partecipazione, ben coadiuvato nel non agevole compito dall’orchestra sinfonica barese.
Molta attesa c’era poi per il Gianni Schicchi, che occupava la seconda parte della serata. Dopo l’ultima apparizione al Teatro Petruzzelli nella stagione 1990-91 con il “Simon Boccanegra”, il grande baritono Leo Nucci mancava a Bari da ben sedici anni. L'attesa è stata ripagata da una superlativa performance del cantante bolognese nel ruolo eponimo, apparso nonostante i suoi quarant’anni di carriera e i ben sessantacinque all’anagrafe, in splendida forma. Si sono poi distinti, tra gli altri, Roberta Canzian nel ruolo di Lauretta (esemplare nella romanza “O mio babbino caro”, il momento più autenticamente melodico dell’opera) il giovane tenore spagnolo Antonio Gandia (Rinuccio) e Cinzia De Mola (una eccellente Zita). Ben scelti anche gli altri cantanti del cast. Abile, anche qui, Fogliani nel condurre in porto l’opera con una vibrante e sorprendente intelligenza interpretativa. Meno, invece, ci è piaciuta la regia di Pagliaro in questo Schicchi. Il regista barese ha infatti offerto una chiave di lettura un po' troppo personale dell’opera, facendole attraversare (ambientandola nei primi anni del novecento) con un maestoso triplo salto mortale ben…settecento anni di Storia. Si sa che è ormai diventata abitudine abbastanza dura a morire quella di mettere – a tutti costi - sempre più spesso il proprio “imprinting” agli spettacoli, trasformando testi teatrali e musicali in cose diverse da quel che sono. Le attualizzazioni sono dunque all’ordine del giorno. Se sei un rispettoso tradizionalista oggi, così pare, non vai da nessuna parte. L’alibi dei registi è sempre lo stesso: avvicinare il più possibile il pubblico (giovanile e non) alla storia che viene raccontata in palcoscenico. Chi scrive non è - per carità! - un tradizionalista, ma perché voler dare sempre e solo una lettura ideologica (possibilmente “di sinistra”) a una vicenda come questa, per esempio, che appartiene in definitiva al lontanissimo Medio Evo, quando non c’era peraltro la frammentaria e spesso vuota politica di oggi?
D’accordo: le tematiche che attraversano il Gianni Schicchi sono eterne. Ma, le camicie nere, o se preferite, Mussolini e i fascisti che si intravedono nell’ultimo quadro dalla finestra di Casa Donati rappresentano, a mio parere, una "solenne" forzatura. Cosa c’entrano allora i fascisti con la “gente nuova”alla Schicchi? Schicchi semmai è invece l'icona di una classe "borghese"( tra virgolette naturalmente), di cui peraltro lo stesso Rinuccio tesse le lodi nella sua breve romanza iniziale, citando Giotto e Lorenzo de'Medici. Alla fine, giusti e calorosi consensi per tutti: in particolare per Nucci, Fogliani e Canzian.
Per i cinquant’anni della prima rappresentazione in Italia ( avvenuta al Teatro alla Scala di Milano il 26 gennaio 1957) del capolavoro di Francis Poulenc Les Dialogues des Carmélites, l’Ambasciata di Francia a Roma ha reso omaggio alcuni mesi fa a questo compositore tanto amato dall’Italia e dagli italiani con una mostra documentaria intitolata:
“Poulenc e l’Italia”.
I rapporti tra Poulenc e l’Italia sono stati infatti numerosi, intensi e assai articolati. Oltre ad un’ampia ricerca presso la famiglia del compositore e nelle istituzioni che hanno accolto le prime italiane, come la Scala e l’Accademia di Santa Cecilia, il curatore della mostra, il musicologo e critico musicale Pierre Miscevic ha attinto dagli archivi privati dei personaggi legati al compositore. Molti dei documenti presentati dalla mostra sono inediti. A Bari, in occasione dell’allestimento dell’opera “La Voix Humaine” del celebre compositore francese, l’esposizione è stata presentata questa mattina con una ricca relazione dallo stesso curatore Miscevic presso il Museo Civico (Strada Sagges 13, nel cuore del Borgo Antico del cpoluogo pugliese), dove resterà aperta fino al 9 maggio 2007. All’inaugurazione barese di stamane sono intervenuti Paola Bibbò, Direttore del Museo Civico di Bari, Nicola Laforgia Assessore alle Culture del Comune di Bari, Mimmo D’Oria, Segretario generale dell’ Alliance Française di Bari e promotore-organizzatore in loco di questa importante Mostra e il Sovrintendente della Fondazione Petruzzelli Giandomenico Vaccari.
Questa mattina leggo su Repubblica-Bari un’intera pagina (o quasi) dedicata ai progetti culturali della Regione Puglia per i prossimi anni. “Cinema, teatro, musica, spettacolo dal vivo, mostre, castelli, convegnistica di livello” saranno le materie di riferimento, secondo il piano triennale elaborato dall’assessore regionale alle Attività Culturali e del Mediterraneo Silvia Godelli (nella foto). Cito, di seguito, le parti salienti dell’esaustivo articolo della giornalista Titti Tummino apparso oggi sull’autorevole quotidiano romano, prima di avanzare la mia piccola, umilissima riflessione in proposito: “Silvia Godelli anticipando le linee strategiche fornisce subito un dato: nei due anni della giunta Vendola – dice l’assessore – le destinazioni finanziarie al settore sono state triplicate. Con il bilancio 2007 siamo arrivati ad oltre 9 milioni, a fronte di un avvio nel 2004 di 2 milioni e 700 mila euro. Quest’anno in particolare, rispetto al 2006 si registra un incremento di circa un milione di euro, cifra che pone la Puglia fra le prime regioni nei finanziamenti per spettacolo e cultura provenienti dal bilancio autonomo.” E ancora: “A partire dalla fine di quest’anno e per i prossimi sei, quelli della nuova programmazione dell’Unione europea, ai fondi del bilancio regionale, si aggiungeranno risorse di derivazione comunitaria: circa 300 milioni di euro destinati a sostenere non solo le attività culturali, ma anche i beni culturali e il turismo, considerando queste tre deleghe, come un unicum agli effetti della valorizzazione del territorio.” In questo ribadisce Godelli non c’è alcun automatismo, visto che l’Unione europea non vincola le proprie destinazioni finanziarie; piuttosto una precisa scelta della giunta regionale. “una svolta – rileva l’assessore – che ci permetterà innanzitutto di fare progetti integrati sui fondi europei; progetti che mettano insieme la valorizzazione turistica con quella dei beni culturali pugliesi, ma anche di incrementare una serie di attività come spettacoli e mostre d’arte all’interno dei nostri gioielli: i centri storici, i castelli, le grandi cattedrali, le realtà archeologiche, costruendo una rete che permetterà alla Puglia di ricoprire un ruolo significativo sia a livello nazionale che internazionale”. Aspettando l’Europa, intanto, assicura Godelli, partirà il progetto triennale con fondi regionali. “Per quest’anno intendiamo rafforzare le compagnie di prosa professionistiche e sostenere i festival di musiche di tradizione e le realtà di eccellenza della danza. Nel 2008, invece, gli sforzi saranno mirati a potenziare il settore della musica colta; nell’ultimo anno (2009), si destineranno i finanziamenti per consolidare e rendere stabile la rete messa in piedi in tutto il campo dello spettacolo dal vivo”. Questo, almeno nelle linee essenziali, è ciò che è riportato nell’ampio articolo di Repubblica. A tale proposito ricordo con rammarico i famigerati POR-Cultura europei che nel 2002-03 dovevano consentire alla Puglia in quelle analoghe materie, appena citate, di fruire di ben 60 milioni di euro (ben 120 miliardi delle vecchie lire). La stessa Repubblica-Bari, come altri giornali, riportò la notizia con la giusta enfasi. Di quei soldi promessi la Puglia però beneficiò in minima parte, non solo per colpa della precedente giunta di centro-destra allora capitanata da Raffaele Fitto, ma per l’oggettiva difficoltà progettuale in cui da anni ristagna la Puglia, come altre regioni italiani, soprattutto meridionali.
Le tanto decantate risorse finanziarie vanno infatti utilizzate naturalmente attraverso progetti curati "a regola d’arte" e non improvvisati, come troppo spesso capita dalle nostre parti. Il rischio è pertanto che queste ingenti somme messe a disposizione dalla Regione Puglia prima e dall’Unione europea in un periodo successivo (in particolare da quest’ultima arriverebbero circa 300 milioni di euro, equivalenti a ben seicento miliardi di vecchie lire) possano "disperdersi" verso altre destinazioni (meno nobili di questa), se mancherà una progettualità tempestiva, oltre che seria e mirata ad impiegarle correttamente. Prendiamo, per esempio, il discorso relativo al “potenziamento del settore della musica colta”. Mi piacerebbe sapere secondo quali criteri e soprattutto priorità s'intende procedere. In Puglia, partendo da Bari, sono le stesse strutture edilizie dei Conservatori di musica ad essere particolarmente carenti, per non dire fatiscenti. Un esempio sotto gli occhi di tutti - Auditorium "Nino Rota", a parte per il quale si attende finalmente da un momento all’altro la gara d’appalto per la sua agognata ristrutturazione - è quello della vicina palazzina del Conservatorio "Niccolò Piccinni", che andrebbe quanto prima ristrutturata e rimessa a nuovo, prima che possa davvero correre rischi imponderabili. Altro suggerimento potrebbe esser quello di potenziare la divulgazione della musica “colta” o classica nelle scuole medie superiori, attraverso laboratori semestrali curati da musicologi, critici ed esperti su autori e tematiche di ampio respiro, che possano interagire con studi e materie letterarie, artistiche, filosofiche portate avanti nei consueti programmi ministeriali. Lo si sta facendo meritoriamente, per esempio, con la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli, che va nelle scuole e propone stimoli, conoscenze e, dove possibile, approfondimenti sulle opere liriche della stagione in corso. Per troppo tempo, si sa, la Musica è stata considerata la Cenerentola della Scuola. C’è chi di questo dà la colpa a statisti del passato pur autorevolissimi come Giovanni Gentile o a intellettuali del calibro di De Santis e Croce.
Adesso però, dopo anni di patetici piagnistei e sterili autocommiserazioni sulle reali motivazioni che hanno portato l’Italia, Paese che per storia e tradizioni secolari è Patria delle Arti e della Musica, è davvero arrivato il momento di recuperare il tempo perduto. A cominciare, secondo me, dal pubblico dei fruitori musicali del domani che sono poi, per l’appunto, i nostri giovani. Altrimenti è inutile recuperare dietro il dispendio di risorse finanziarie notevoli i luoghi-contenitori-teatri, se poi manca un pubblico che possa e (soprattutto) abbia il desiderio di goderne appieno. Possibile che debba essere, per esempio, una nazione come il Venezuela (con tutto il rispetto, s'intende) a darci nell'anno di grazia 2007 lezioni proprio in questo campo?
In occasione della collaborazione dell'O.G.I (Orchestra Giovanile Italiana) con il Conservatorio di Musica di Foggia e Rodi Garganico, sabato 14 aprile alle ore 21.00 al Teatro del Fuoco di Foggia si terrà un concerto con l'esecuzione della Sinfonia n.1 "Il Titano" di Gustav Mahler (qui a fianco in un celebre ritratto), diretta dal M° Nicola Paszkowski.
L'evento musicale è stato possibile grazie alla collaborazione tra la Scuola di Musica di Fiesole e il Direttore del Conservatorio M° Mario Rucci. La presenza in Capitanata della prestigiosa orchestra giovanile (giovani fino a 25 anni di età) è di notevole importanza artistica; è una delle tappe che l'Orchestra percorrerà durante tutto l'arco dell'anno in diversi Paesi del Mondo: Italia (Aosta, Scala di Milano, Accademia di Santa Cecilia di Roma), Germania (Berlino), Lettonia, Estonia e Finlandia.
L'OGI è una formazione ad alto livello professionale e sarà diretta oltre che dal M° Paszkowski, anche da Riccardo Muti, Gabriele Ferro, Krysztof Penderecki. A chi scrive francamente dispiace che anche Conservatori come quelli di Bari e Lecce non abbiano avviato per tempo i giusti contatti per aderire a questo importante progetto promosso dalla prestigiosa Scuola musicale di Fiesole e di cui detti notizia alcuni mesi fa su questo blog. Sarebbe stata davvero una grande festa poter organizzare non una, ma più serate mahleriane in Puglia con l'Orchestra Giovanile Italiana. Non è mai troppo tardi e si spera che almeno in un prossimo futuro tutto ciò possa accadere. A buon intenditor...
Domenica 15 aprile - alle 21.00 - Teatro Comunale N.van Westerhout - Mola di Bari. “Vincitori Concorsi Internazionali”: Anna Guerguel - soprano /
Piero Rotolo - pianista.
Musiche di Bellini, Mozart, Rossini, Puccini, Mascagni, Dvorak. Enfant prodige del canto russo. A soli 5 anni Anna Guerguel già calcava le scene come solista e veniva ammessa eccezionalmente al Conservatorio di San Pietroburgo. Oggi, trentenne, l’affascinante Anna Guerguel è presente nei più importanti palcoscenici d’Europa (canta regolarmente soprattutto in Russia, Belgio e Germania). In quest'occasione è ospite della Stagione dell' Agimus di Mola quale vincitrice del T.I.M. (Torneo Internazionale di Musica). Il concerto sarà presentato e guidato da Alessandro Romanelli.